Home Recensioni Bleed Someone Dry: “Postmortem | Veritas” – Recensione

Bleed Someone Dry: “Postmortem | Veritas” – Recensione

SHARE

Se pensate che il Deathcore sia solo breakdown, tanti zeri sulle tablature, growlings e pig squeals , i Bleed Someone Dry con il loro “Postmortem | Veritas” sono qui per dimostrarvi che c’è molto altro.

Immaginate un connubio tra Death Metal, Progressive e Mathcore per avere un’idea di quello che la band di Pistoia propone: una miscela esplosiva che fonde tra loro Meshuggah, The Dillinger Escape Plan, White Chapel e Thy Art Is Murder. A proposito di questi ultimi, nel singolo “Our Martyrdom” è presente proprio CJ, singer della band di Sidney. Da citare, rimanendo in tema di guest, anche “Ora Pro Nobis”, che vede la partecipazione di T.Mai degli Zu, band nostrana che non ha certo bisogno di presentazioni.

Tornando alla musica dei BSD, a colpire è senza dubbio la chitarra di Jonathan Mazzeo, il quale riesce a creare riff che alternano tra loro ritmiche cariche di groove a passaggi articolati, debitamente supportati dal frenetico drumming di Alfeo Ginetti, il quale non si accontenta di sostenere le progressioni armoniche, ma rende ogni brano dinamico e coinvolgente attraverso feroci cambi di tempo. Nel quadro generale non bisogna trascurare l’apporto del basso di Mattia Baldanzi e le vocals di Alessio Bruni, il quale predilige soluzioni sporche e catarrose anche nei frangenti vagamente melodici.

L’album è un continuo assalto sonoro che colpisce per la veemenza con la quale ogni colpo viene perfettamente assestato, tanto che appare naturale chiedersi come mai una band di questo calibro non sia ancora su palcoscenici ben più importanti. I Nostri non hanno nulla da invidiare a band ben più blasonate, perché il tasso qualitativo e tecnico di ogni composizione li pone al pari di competitors già da tempo sotto i riflettori della ribalta. Dalla loro hanno sicuramente la capacità di alternare passaggi feroci e dai bpm elevati ad altri più riflessivi ed atmosferici, soluzione che gli permette di conferire dinamicità alle composizioni ed evitare di scadere nella monotonia di un genere che può dar vita ad una sorta di ripetitività.

La qualità dei brani è sempre molto alta e rimane sempre ancorata a soluzioni ben rodate, ma i Bleed Someone Dry riescono a proporre anche una soluzione di continuità con “Let Me In”, unico brano in cui possiamo ascoltare chitarre clean arpeggiate e linee vocali pulite, richiamando alla mente gli Slipknot dell’ultimo periodo.

“Postmortem | Veritas” è un album che potrà essere apprezzato non solo dagli amanti del Deathcore, ma anche da chi predilige costruzioni armoniche di più ampio respiro ed atmosferiche. Qui non si pesta dall’inizio alla fine per il solo piacere di farlo, ma si cerca di dar vita a composizioni che possano abbracciare diversi ambiti della musica estrema.