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Colony: dai concerti metal al pub. “I metallari sono quelli. Non possono moltiplicarsi”

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Di concerti, di serate piene, il Circolo Colony di Brescia ne ha visti. Non ultimamente però, eccezion fatta per il concerto di sabato 25 marzo con i Candlemass anticipati da altre 5 band doom addicted.
Il Colony ed i suoi divanetti in tappezzeria vittoriana restano nell’immaginario collettivo una sorte di istituzione, eppure tra qualche mese si cambia registro. Tutta colpa della crisi, certo, ma anche di una nuova generazione di metallari che non è cresciuta, che probabilmente non è stata educata, quando ormai tutto è nella nostra disponibilità ed abbiamo perso ogni tipo di curiosità.

In occasione del concerto dei Candlemass abbiamo incontrato Roberto Rosa, presidente del Circolo Colony. Non ci è sfuggito l’appello lanciato qualche tempo fa in cui si annunciava un cambio di rotta del Colony a causa dei mancati introiti. Abbiamo voluto approfondire la questione ed abbiamo scoperto come, forse, il Colony 2.0 riuscirà a sovvertire le logiche di mercato.

L’intervista:

Roberto, ancora un annuncio da parte del Colony di tirare il freno a mano sul metal e proporre qualcosa di più commerciale. Perchè?
Per tre anni, d’accordo con tutti i soci, abbiamo deciso di portare avanti generi che comunque non tirano. Ma dopo tre anni i numeri sono sempre meno, tutti gli anni fatturiamo un -20%.
La realtà è che alcuni generi e produzioni non hanno più motivo di esistere in Italia perchè ogni produzione che arriva ha un costo fisso, a prescindere dall’artista, che sia il più bravo o più “scaccione” e questi costi non si coprono più.

Però prendiamo ad esempio la serata dei Candlemass… Di fatto c’è gente…
Beh sì, è comunque un nome storico del doom. In zona Milano erano quasi 10 anni che mancavano. Poi il doom, così come il black, sta tornando di moda. Ma non può essere preso come elemento di paragone perchè è un evento speciale con 5 band a supporto di tutto rispetto.
Quello che vedo è che la gente vuole l’evento. Del tour non gliene frega niente. Ed anche le stesse band grosse cercano un secondo nome grosso. Vedi i Kreator che sono andati con i Sepultura… Ormai anche il nome grosso fa fatica.

Perchè secondo te? Quali possono essere le cause? Pigrizia, costi, troppe proposte, cultura che va scemando. Cosa?

Un insieme di tutto perchè gli eventi sono tanti. Parliamo del Nord Italia. Ogni sera c’è un concerto. Il bacino d’utenza è quello, i metallari sono quelli non è che possono moltiplicarsi. Sicuramente non c’è stato non un ricambio generazionale, perchè non è vero, ma non c’è stata una nuova generazione. Quello sì. Purtroppo in Italia non si nasce, quindi non ci sono ragazzi che crescono ascoltando questa musica.
Poi mettiamoci i costi. Il biglietto sì costa, ma le spese più alte sono i trasporti, muoversi con la macchina, pagare l’autostrada. Un ragazzo, anche se ha un lavoro, il più delle volte precario, non è che può permettersi di spendere 100 euro a sera. Questa è la realtà. Poi la proposta è tantissima, dischi non ne vendi più. Ora fai il disco d’oro con quanto? 30mila copie? 35mila? Quando ero ragazzo io il disco d’oro era un milione di copie, c’era gente che ne comprava cinque o sei!
Ora invece se non vendi dischi fai tour. Se vuoi vivere di musica fai i tour e troppi tour saturano il mercato.
Poi uno deve scegliere…
Da qua anche il discorso nostro di rallentare sulla proposta di un certo tipo e mi dispiace che nessuno abbia letto quello che scritto tra le righe…

Cioè?
Cioè, io ho detto che il Colony ridurrà i concerti a pagamento. Viaggiamo sui 130/150 all’anno, ora invece forse andremo sui 30, ma saranno di un certo tipo, come questo dei Candlemass.
Abbiamo anche detto che dividiamo il locale in due, con un palco più piccolo. Quindi si creerà una situazione da pub. Ma questo vuol dire che ci sarà più spazio per le band italiane emergenti per esibirsi. Adesso è improponibile. Le dimensioni le hai viste. Con una struttura tagliata a metà, ridotta ulteriormente, 100 persone ti riempiono il locale, anche da un punto di vista estetico, pure per chi suona, è una bella cosa…

Però scusami, a quel punto cambia anche l’attitude commerciale, perché con quella soluzione ti apri alla gastronomia piuttosto che all’offerta musicale. No?
Purtroppo sì… Perchè la gente chiede questo. Però anche questo è uno sviluppo di quello che sarà il Colony 2.0. Non smetteremo di fare concerti come quello di stasera, ma cosa succederà? Succederà che adesso abbiamo un menu limitato. Il fatto di creare un pub e allo stesso tempo affiancare questa struttura, vorrà dire avere più scelta gastronomica o di birre. Può essere un qualcosa in più che si dà ai concerti. Aprire un pub ha dei costi, ma fare musica dal vivo ha dei costi esagerati, anche se alla band le dai solo un minimo di rimborso spese. Abbiamo la SIAE, un fonico, un tecnico delle luci, personale, catering… Far suonare 2 o 3 gruppi undergound e trattarli in maniera decente comunque ha un costo che non si copre con la serata stessa. Se chiedi 5 euro non c’è nessuno! Scordatelo! Se lo fai gratis non vengono perchè è gratis…

E allora la gente cosa vuole secondo te?
Se lo sapessi domani andrei a giocare al Lotto e andremmo alle Canarie. Non lo so… Secondo me oramai la gente ha tutto…
Qualsiasi cosa tu voglia, basta accendere il computer e la guardi. Alcune volte ho discusso con gente che diceva: “Sì però ho visto il concerto di questo gruppo su Youtube ed il cantante canta male”. Ma dal vivo l’hai visto?!?
Ormai non c’è più la curiosità, quella che ci spingeva a uscire la sera ed andare nel pub del paese senza sapere chi suonasse, era indifferente. Però ti trovavi lì perchè sapevi che comunque c’erano rock e metal. Ti piaceva? Restavi. Non ti piaceva? Andavi da un’altra parte.
Adesso invece annunci la data e tutti sanno vita, morte e miracoli. Siamo passati dal niente a tutto. Questo secondo me è un peccato perché non ti crea più l’attesa, la ricerca di un qualcosa. E’ vero anche che il mondo underground ha preso una piega sbagliata. Non è che quattro persone si trovano e fanno un disco dopo 15 giorni… Non funziona così! Io capisco la buona volontà di tutti, però…
Una volta le etichette prima di fare un disco aspettavano di farti fare le ossa con concerti su concerti. Ora invece è tutto troppo facile e questo va a discapito di tutto. A partire dalla selezione. E la dimostrazione che proprio quelle band selezionate ancora oggi sono quelle che fanno i numeri.
Poi… le note sono sette! E’ anche difficile trovare un prodotto nuovo, però… è una situazione che riscontro in tutti gli ambiti. Anche per le discoteche è così. Forse noi lo avvertiamo di più perché siamo più “sanguigni” dei discotecari, guai a chi ci tocca il nostro gruppo preferito. Però è un peccato… Noi cerchiamo di andare avanti e serate come questa ti tirano su il morale, non tanto da un lato economico, ma già vedere il locale pieno ti fa dire “Ecco, ci siamo”.
Forse il futuro è avere uno o due eventi di questo tipo che possano convogliare la gente del Nord Italia ed è questa la mia idea che metteremo in pratica da settembre.
Magari ci permetterà di sopravvivere…