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Counterstroke: “Mindtrip Into Oblivion”

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Counterstroke Mind Into Oblivion

“Mindtrip Into Oblivion” è l’album che non ti aspetti, perché costituito da brani affascinanti, complessi, carichi di atmosfere diverse tra loro, ma allo stesso tempo di facile assimilazione e presa sull’ascoltatore, un lavoro ben concepito ed ottimamente suonato.

Ma procediamo con ordine. I Counterstroke nascono nel 2008 da un progetto solista del chitarrista Nick, nel 2010 arriva Nicola Hellnaliusta, voce e tastiere, a cui si aggiungono successivamente Polpaccio al basso e Marco alla batteria, dando così vita ad una band dalla indubbia personalità, oltre che dotata di un bagagliaio tecnico compositivo di tutto rispetto. Il genere proposto viene definito dai nostri come Stonegressive Metal, termine coniato da loro stessi, che in realtà, andando oltre la concezione di genere aggressivo, ma melodico allo stesso tempo, riflessivo ed impulsivo, si traduce in una forma elaborata e sofisticatamente vitaminizzata di un Alternative Metal che affonda le proprie radici in ambiti musicali diversi.

Gli stessi Counterstroke annoverano tra le loro influenze band quali Pink Floyd, Porcupine Tree, Tool, passando per Kyuss, Amplifier, Alice In Chanins e Soundgarden, per il versante stoner, spingendosi lungo percorsi malinconici cari a blasoni del calibro di Katatonia ed Opeth.

“Mindtrip Into Oblivion” è un prodotto che si dimostra essere una scoperta continua, una parabola ascendente che nel suo dispiegarsi rivela tutte le sfumature di un sound articolato, ma non artificioso, contiene al suo interno idee di respiro ben più ampio di quello nazionale e ci consegna una band matura e con le idee ben chiare.

Ad aprire le danze ci pensa “Synesthesia”, a mio avviso uno dei brani migliori del lotto: si parte subito con una progressione di accordi molto accattivante, le distorsioni sono mordenti, ma non eccessive, la voce di Nicola appare subito perfetta per il genere, il vocalist non sembra voler strafare e mostrare i limiti del proprio operato, ma piazza le giuste linee vocali, alternando melodia ed aperture ariose che si contrappongono ad harsh vocals gutturali. Lo stesso discorso è valido per la seguente “The Constant”, che forte di accelerazioni brucianti che si alternano a passaggi più riflessivi, coinvolge l’ascoltatore in un vortice di emozioni che portano ad una inevitabile dimensione introspettiva. Tra le più progressive ci sono sicuramente “The Hive” e “Through A Looking Glass”, con quest’ultima che fa del trasporto interiore la propria arma, alternando sapientemente passaggi veloci e granitici ad altri più pacati e dilatati.

I Counterstroke sono una band da tenere d’occhio e “Mindtrip Into Oblivion” è un album da avere assolutamente, rivolto soprattutto a chi è alla ricerca di armonie sofisticate, passaggi ricercati che fanno il paio con melodie molto catchy, un lavoro, quindi, eterogeneo, imprevedibile ed affascinante.