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Cruenta Lacrymis – “Sweetness and Blasphemy”

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Il quartetto Veneto dei Cruenta Lacrymis ha pubblicato il suo disco di esordio “Sweetness and Blasphemy” per la Label Ucraina Metal Scrap Records. I nostri avevano già pubblicato un 4tracks Ep nel 2013 riscuotendo un discreto successo, anche poi in sede live. Questo esordio, a detta della band, lo si può dividere in due parti sonore differenti: la prima con songs violente e senza un attimo di respiro, la seconda molto più melodica, “dolce” e ricercata.

Già con l’ intro si può capire dove andrà il nostro viaggio di ascolto. Le canzoni sono molto veloci, la sezione ritmica è devastante, ma allo stesso tempo batteria e basso svolgono il loro egregio lavoro. Le chitarre hanno un riffing piacevole che si amalgama in maniera perfetta con le melodie sinfoniche: il chitarrista della band, che ha svolto un lavoro sapiente, le ha sapute programmare, componendo delle strutture orchestrali di spessore, il tutto infarcito da una prestazione vocale da parte della frontwoman di tutto rispetto. Queste componenti conferiscono all’unità del disco quella malignità data da orrore e impatto.

L’album si fa ascoltare in maniera piacevole, avendo anche delle canzoni che superano i 4 minuti di durata. La prima parte, come già detto in precedenza, è devastante, tirata, ma allo stesso tempo piena di cambi che lasciano all’ascoltatore una discreta piacevolezza nell’ascolto che non fa mai cadere nella noia.

La seconda parte di questo “”Sweetness and Blasphemy”  inizia con “Downward”, ma i nostri sembrano avere un loro idea del “dolce”. Infatti le tracce si susseguono in maniera devastante, senza lasciare mail’ascoltatore un attimo di respiro. I Cruenta Lacrymis, in questi ultimi episodi, ti rapiscono e ti portano in una realtà fatta di malignità, di melodie malate e un devastante impatto sonoro, sempre suggellato dalla maestria del chitarrista – producer Daniele.

Il disco è una mazzata in pieno volto, la velocità e, allo stesso tempo, le parti più cadenzate e ragionate offrono quella dinamicità che altrimenti risulterebbe scontata e monotona. Inoltre anche il riffing non banale, per un genere ormai inflazionato come il Symphonic metal, dà, nel contesto dei vari episodi, quella ritmica che mai stanca. Nel complesso questo esordio è ben confezionato, ben eseguito e ben scritto, anche la produzione è molto chiara e tutti gli strumenti si sentono bene amalgamati nei momenti chiave di ogni episodio. Comunque consiglio alla band, la prossima volta, di aver più coraggio nel comporre i pezzi, le potenzialità ci sono tutte.

Come detto sopra questo è un esordio, li aspetto sulla distanza confidando che nei prossimi lavori possano dimostrare sempre di più la loro personalità.
Un disco, che per i fruitori di symphonic black metal, è da tenere in giusta considerazione. Per il resto, se non sopportate le tastiere, passate oltre.