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Damn City: “Pariah” – Recensione

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DamnCity - Pariah - Cover

Hardcore, Punk e Rap, i Damn City sanno bene come fare casino e soprattutto farlo nel modo giusto. “Pariah”, secondo full length per i bolognesi, ci consegna una band in gran forma, in grado di tirare giù i muri a suon di riff granitici e cantato Rap/HC decisamente aggressivo.

Dieci tracce ad elevato tasso di adrenalina, che sprigionano groove ad ogni passaggio facendo leva sulla semplicità delle composizioni, a favore di riff catchy e ritmati. I Nostri amano alternare passaggi pestati, tipici dell’Hardcore/Punk, ad altri più cadenzati e generatori di furenti mosh pit. Il mood generale dell’album è senza dubbio quello festaiolo, ma in questo caso non si parla di una festa di compleanno tra amici delle elementari, piuttosto di un party a base di musica sparata, o meglio suonata a volumi altissimi, fiumi di birra e tanta gente che si diverte.

In fondo la musica è intrattenimento e i Damn City riescono ad intrattenere l’ascoltatore dalla prima all’ultima traccia, anche se presentano, in alcuni casi, soluzioni simili tra loro. Questo non va di certo ad inficiare la resa finale dell’album, perché il giudizio è estremamente positivo, il livello generale è comunque elevato. I ragazzi hanno le idee ben chiare sul messaggio da far trasparire dalla loro musica: “Forever Positive”, “Working Class Heroes”, “Indipendence”, “Bolo Strikes Back”, dedicata alla loro città natale, “As Titans”, che vede la collaborazione con i messicani Beneath The Horror e la conclusiva “Fuck Racism” dimostrano sin dal titolo quali siano le tematiche affrontate.

In conclusione “Pariah” è una prova convincente, di pregevole fattura anche dal punto di vista sonoro, tutti gli strumenti riescono infatti ed emergere, senza fare troppa confusione, con le chitarre dotate di distorsioni abrasive in primo piano. I Damn City sono concreti, sanno divertirsi con la propria musica e riescono a trasmettere il loro entusiasmo anche all’ascoltatore.