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Dancing Crap: “Cut It Out” – Recensione

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Dancing Crap Cut It Out

I Dancing Crap debuttano per Agoge Records con “Cut It Out”, un album che, partendo da una base Rock, esplora campi Punk/Grunge e gioca con questi generi dando vita a dieci composizioni abbastanza interessanti.

A balzare subito all’orecchio è sicuramente la voce di Ronnie Abeille, il quale si dimostra sfrontato nelle soluzioni rabbiose, opportunamente supportato dal resto della band che riesce a creare un tappeto musicale di buona fattura. I Nostri non amano fossilizzarsi su canoni ben definiti, ma amano giocare con il proprio sound e soprattutto con le melodie, spesso di facile presa, ma comunque ben congegnate. Già l’opener “The Sick Ones” lascia trasparire un buon lavoro in fase di songwriting, alternando passaggi che attingono dal Rock più ruvido, passando per il Grunge, il tutto condito da una melodia di chitarre che rimane ben impressa nella mente.

Con “Sam” i Dancing Crap si addentrano in ritmiche quadrate e dal sapore quasi industriale, grazie anche alla voce filtrata del già citato Ronnie, mentre “Spotlight” segna un ritorno al Rock più veemente; ancora una volta da sottolineare il lavoro svolto dalle chitarre che dimostrano di avere buon gusto quando si tratta di tirare fuori dal cilindro linee melodiche efficaci. La formula “sfrontata” sembra riuscire ben ai Dancing Crap, per questo la ripropongono anche nelle composizioni successive, leggasi “Obscure” e “The Ride”, con quest’ultima che può contare su un refrain davvero contagioso, che chiede di essere cantato a squarciagola. La band non disdegna nemmeno passaggi più riflessivi, con elementi dissonanti e sinistri, come in “Sociopathic Circus” o nella conclusiva “Morbid Mary”.

“Cut It Out” ci consegna una band in grande spolvero, con molte frecce al proprio arco, ma che in alcuni casi fa ricorso a soluzioni simili tra loro. Non si tratta certamente di un album noioso, perché i Dancing Crap sanno tenere alta l’attenzione, sono dotati di una marcata personalità, ma se osassero un po’ di più, allontanandosi dalla “comfort zone”, potrebbero sicuramente ottenere risultati migliori.