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Devotion: “Words And Crystals” – Recensione

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Era agosto del 2009 quando vidi per la prima ed unica volta i Devotion sul palco, ospiti del Caino Fest, evento che si tenne in quel di Aquino (Fr) e rimasi impresso da questa band. A distanza di sette anni mi ritrovo a parlare di loro e del nuovo album “Words and Crystals”.

Cosa è cambiato dopo tanto tempo? I Devotion sono maturati, ma il loro marchio di fabbrica è rimasto pressochè lo stesso: il sound, che spazia tra Metal, Alternative, Post Rock ed Hardcore, miscela melodia e rabbia, momenti distensivi ed altri carichi di tensione emotiva. Il paragone con Deftones, Snapcase, Earth Crisis, Quicksand et similia nasce spontaneo, ma nonostante qualche richiamo, i Devotion risultano riconoscibili e con una propria identità. Sin dall’opener “Roller Derby” è possibile apprezzare la pontenza delle chitarre distorte, i cambi di tempo repentini, le aperture ariose e nostalgiche allo stesso tempo.

Le liriche vengono riversate sull’ascoltatore con veemenza, ma non mancano parti più intime e sofferte, che conferiscono ai brani dinamicità. Tra queste sicuramente da menzionare “The Deepest”, che viene introdotta da una chitarra semidistorta che ricorda decisamente Stephen Carpenter. Come lecito attendersi segue un’esplosione sonora, grazie a chitarre dalle distorsioni potenti e corpose, ma l’atmosfera rimane comunque raccolta. “Drops Flux”, “P.Hamilton”, “Scent Of A Story” e “Blind Corner” tra i brani migliori, oltre ai già citati, ma è con la conclusiva “Feeling The Desert Air” che la band di Vicenza si dimostra versatile e con le idee ben chiare. In questa traccia troviamo tutte le componenti fondanti del loro stile, ma colpisce per l’atmosfera dilatata e nostalgica che emerge dalle melodie sia vocali che delle chitarre.

Non so se i Devotion ricordino ancora quella serata ad Aquino, ma è certo che il sottoscritto si ricorda della loro esibizione e con piacere ritrova una band giunta al quarto album in forma smagliante e ancora foriera di una potenza dirompente. “Words And Crystals” è un album meraviglioso, impossibile ascoltarlo solo una volta…appena terminato si ha voglia di iniziare nuovamente!