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Elevators To The Grateful Sky: “Cape Yawn” – Recensione

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Elevators To The Grateful Sky Cape Yawn

I palermitani Elveators To The Grateful Sky giungono al secondo album sulla lunga distanza e ci dimostrano come sia possibile, pur rimanendo all’interno di determinate coordinate stilistiche, proporre con “Cape Yawn” una release dalle molteplici sfumature, che non si adagia su soluzioni ben definite e cerca di addentrarsi in percorsi sperimentali.

La base è quella di un Heavy Stoner molto aggressivo e fortemente caratterizzato da sonorità aride, desertiche, ma nella formula dei Nostri non mancano melodia e passaggi dal sapore funky/blues. L’album si articola in tredici tracce che alternano sensazioni ed umori differenti, mantenendo però intatta quella matrice aggressiva che rappresenta una costante degli Elevators To The Grateful Sky. Ottimo il lavoro svolto dalle chitarre, la cui forza risiede sia in riff adrenalinici, che in parti soliste ben congegnate; allo stesso modo la componente ritmica può contare su un solido drumming ed un basso onnipresente, che non si limita ad accompagnare, ma crea armonizzazioni di grande effetto.

Nell’economia della band bisogna sottolineare anche la prova del singer Sandro Di Girolamo, il quale pur mantenendo una timbrica “sporca” appare a proprio agio sia nei frangenti più veementi, che in quelli più raccolti e riflessivi, dimostrando di possedere una grande dose di espressività e di adattamento alle diverse sfumature del sound.

“Cape Yawn” è un album coinvolgente e molto ben strutturato, che ci consegna una band dalle grandi potenzialità e soprattutto capace di adattarsi a situazioni differenti, senza indugiare troppo su percorsi conosciuti.