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Ephyra – “Along The Path” – Recensione

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Sono poche le band votate al Death Metal melodico in grado di coinvolgere il pubblico in un pogo sfrenato come se non ci fosse un domani.
Gli Ephyra hanno trovato la formula combinando alla componente death racchiusa nella linea vocale, i ritmi incessanti di un folk metal più duro e meno spensierato degli altri colleghi.
La band di Como si presenta al pubblico con il secondo album in carriera, “Along The Path“, frutto di un migliore amalgama tra i generi proposti ed i contributi esterni derivati da guest star che prima di tutto sono amici.
La release è un buon compromesso del genere: rispetto al primo “Journey” (2013) il viaggio continua, ma è come se il pedale dell’acceleratore fosse continuamente premuto. La matrice è sempre quella di una chiara attinenza alle melodie celtiche, modernizzate ed inspessite nel sound. Anche perchè cambia pure il concept racchiuso nelle liriche.
Se con il primo album gli Ephyra si sono messi a nudo, mostrando la parte più vulnerabile della band, con “Along The Path” c’è la consapevolezza di aver indossato la giusta corazza per andare avanti e proseguire, anzi far proseguire, il viaggio a quel guerriero solitario che lotta contro il suo destino.
Ad accompagnare il cammino ci pensa la combine tra le due lead vocals: il growl di Francesco Braga è una costante, ma l’epicità della pulizia vocale di Nadia Casali rende il tutto più armonioso ed in questo lavoro non si risparmia, spingendo in alto senza paura di sbagliare.
C’è più voglia di raccontare qui. Con la sola eccezione della intro strumentale (“Melancholy Rise”), l’intero album è sezionato in maniera tale che vi siano parti uguali rilasciate al cantato ed altre alla tessitura strumentale, dove le chitarre la fanno da padrona, sostituendo in più casi le armonie classiche degli archi e quindi la loro impronta tipicamente celtica (“Flaming Tears”).
In “Hope” invece i violini ed il flauto di Lisy Stefanoni (Evenoire) contornano atmosfere alla “Moonshield” degli In Flames e l’album comincia ad abbassare i toni dell’aggressività per un momento più intimo. Il tutto dura poco perchè la parte finale dell’album riserva nuovamente melodie Death-Folk dove a tratti spunta anche qualche velatura rock (“Last Night”).
Da segnalare in “All At Once” la voce di Davide Cicalese dei Furor Gallico, band alla quale gli Ephyra si ispirano chiaramente più di tutto il resto del panorama del settore.
Non che sia un “già sentito”, ma sicuramente “Along The Path” pur essendo un buon album, ben studiato e concepito, non contribuisce ad arricchire e ad innovare la scena.
Sicuramente, rispetto ai Furor Gallico, gli Ephyra dalla loro hanno la possibilità di poter contare sulla voce femminile e chissà che non potrà essere questa la chiave di volta per i futuri lavori.