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Fake Idols: “Quella volta che al self service dell’Hellfest eravamo in coda con gli Slayer…”

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Abbiamo fatto una bella chiacchierata con i Fake Idols. Il loro ultimo album “Witness” (la recensione) è una vera e propria botta di vita. E proprio di “Witness” si parla, come è nato e come si è evoluto in fase di composzione; ma anche della vita on the road, di Phil Anselmo che ti stritola di abbracci (!!!) e Phil Campbell che chiede gesti di filantropia. E se lui dice che i FI sono “talented Moterfuckers” c’è da credergli!

Salve ragazzi, Metal in Italy vi dà il benvenuto.
Un saluto a tutto lo staff di Metal in Italy e a tutti i lettori; un ringraziamento particolare per la bellissima recensione di “Witness”!!

Ecco appunto, “Witness”. A noi di Metal in Italy è piaciuto molto: un disco fresco e molto ispirato. Come sono nate le vostre songs?
Comporre una nuova canzone è per vari aspetti simile alla prima scopata con una donna; in linea di massima sai come comportarti, sai come dovrebbe andare, cosa dovresti fare, a quale risultato puntare. Nel concreto, invece, ogni prima volta dà risultati imprevedibili, orgasmi potenti o deludenti, feeling assoluto o disgustata repulsione, regala emozioni o toglie l’entusiasmo. E così anche per le canzoni: tutti sappiamo come e cosa dovremmo fare, ma ogni volta il risultato è diverso dalle aspettative. A volte delude, a volte fa godere.Tutto qua.
In ogni caso, comunque, sappiamo di poter sempre contare sulla vodka!

Il disco mi ha impressionato per il sound, produzione potente e cristallina ma allo stesso tempo dannatamente rock…
Beh, quand’è così possiamo dirci soddisfatti. Il risultato al quale abbiamo puntato era proprio questo, farci uscire il rock direttamente dai testicoli.

“Witness” è il vostro secondo album, sta ottenendo un buon riscontro. Come vedete oggi il vostro “recente” passato? Quanto ritenete di essere maturati?
“Witness” in effetti sta avendo delle recensioni entusiastiche, anche oltre quello che ci saremmo aspettati. Questo non può che farci piacere, ripagandoci un po’ per il nostro impegno.
A due anni dal nostro primo omonimo album, possiamo sicuramente dire di esserci evoluti, senza una direzione specifica o forzata. Semplicemente le ore di volo accumulate assieme e l’aggiunta di Cristian (chitarra) anche in fase di composizione ci hanno permesso di trovare un’ amalgama più convincente, in primis fra di noi.

Nel corso della vostra carriera avete diviso il palco con i mostri sacri dell’Hard’n’Heavy, che cosa avete provato? C’è qualche aneddoto o episodio divertente che ci volete raccontare?
Sicuramente tra Raintime, SlowmotionApocalypse e FakeIdols ci è capitato di suonare in molti eventi di spessore tra cui Hellfest, ProgPower USA, Gods of Metal, Dong Open Air, BasinfireFeste abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con band che fino a qualche anno fa potevamo solo ascoltare in cd. Tra le ultime esperienze, Candlemass, Down, Elvenking, Crucified Barbara, Tyger of Pan Tang etc…
Aneddoti ce ne sarebbero moltissimi. Beh, pranzare al self service delle band all’Hellfest e ritrovarsi in coda con il proprio vassoietto accanto a Slayer, Satyricon, Helloween, Motörhead, InFlames; assistere a partite di calcio improvvisate tra questi personaggi mezzi sbronzi, a fine concerto, nel backstage. Oppure ritrovarsi in camerino con Phil Anselmo del tutto carburato che ti stritola di abbracci!!!

Ecco avete nominato i Motorhead, com’è nata la collaborazione con Phil Campbell?
La collaborazione con Phil è decisamente tra le cose più entusiasmanti che ci siano capitate ultimamente. Non succede certo tutti i giorni di avere a che fare con un’icona del rock mondiale del suo calibro. La collaborazione è nata grazie alla nostra manager, che aveva il suo contatto diretto, e a dire la verità non abbiamo dovuto fare altro che chiedere! “Mad Fall” era, tra i brani già composti per il disco, la canzone con il sound ed il tiro giusti per prestarsi alla partecipazione del chitarrista dei Motöhead. Lui si è dimostrato disponibilissimo fin da subito e una volta ascoltato il brano è rimasto colpito dalla qualità della band “ Icrankeditat the studio today …itwassmockin’ big time !! Talentedfuckers !! “, questo letteralmente il suo primo commento).
In cambio non ci ha chiesto che un piatto di cannelloni e una nostra donazione ad un’associazione benefica italiana a nostra scelta (Phil è italiano per parte di madre): cosa che abbiamo apprezzato moltissimo e a alla quale abbiamo provveduto immediatamente sostenendo la CABSS Onlus (Centro Assistenza per Bambini Sordi e SordociechiOnlus).
Il resto è stato tutto in discesa, compresa la sua partecipazione al video proposta da lui stesso!

E proprio li volevo arrivare, non solo Phil: voi sul palco, gente che poga, alcol, casino tette in bella mostra e…un uomo cavallo! Cosa volete dirci?
Il video di “Mad Fall” è il risultato di vari brainstorming con Andrea Guarascio e i suoi ragazzi alla 4 Frame Factory, serviti sia per definire un soggetto da realizzare, ma anche per conoscere meglio le personalità all’interno del gruppo. Il risultato è stato, appunto: gente che poga, alcol, casino, tette in bella mostra e un uomo-cavallo! Volendo approfondire, il cavallo è un richiamo al cervo di “No one Knows” dei Queens of the Stone Age: volevamo infatti che ci fosse all’interno del video un elemento surreale e grottesco. Altro lavoro in fase di scrittura è stato fatto al fine di legare il più possibile il testo alle immagini. Chi segue le lyrics, infatti, noterà l’attenzione posta sotto questo aspetto. Questo ci ha permesso di richiamare il tema del brano, che poco ha a che fare con party selvaggi e personaggi mascherati. Un ultimo scoglio da superare è stato riuscire ad integrare proprio la presenza del disponibilissimo Phil, che è stato ripreso nel suo studio in Inghilterra. L’escamotage della telefonata e dell’assolo suonato “in diretta” ci ha liberato da soluzioni più canoniche, che avrebbero creato troppo “stacco” dal resto del videoclip.

La Scarlet Records sembra aver puntato molto su di voi, siete soddisfatti del loro lavoro?
Ricordiamo che in realtà proveniamo da LifeforceRecords, con cui avevamo pubblicato il nostro album di debutto, ma il genere dei Fake sicuramente è molto lontano da quello che rappresenta il sound tipico di quella label. Per questo non aveva più senso continuare la nostra collaborazione, che probabilmente sarebbe andata a scapito di entrambi. Cogliamo comunque l’occasione di ringraziare Stefan Luedicke per l’ottimo lavoro dedicatoci!
Per cui, il nostro percorso con Scarlet è appena iniziato. E’ un’etichetta che già conoscevamo (gli SlowmotionApocalypse avevano già collaborato per ben tre album), sicuramente è molto attiva sul nostro territorio e non solo. Le premesse sono ottime. Filippo e il suo staff si sono resi molto disponibili nei nostri confronti, pronti ad ogni tipo di collaborazione per promuovere al meglio la band. Ci auguriamo perciò di portare avanti al meglio questo nuovo rapporto, ma siamo certi che sarà così!

Voi siete di Pordenone: cosa ci potete dire della scena Friulana e più in generale, come considerate lo stato di salute del metal tricolore?
Direi che tutti i membri dei Fake provengono da realtà friulane (Raintime, SlowmotionApocalypse e Jar ofBones) che in qualche modo hanno lasciato un bel segno nel panorama del rock/metal italiano ed internazionale. Attualmente ci sono band come i nostri amici Elvenking che continuano a portare alto il baluardo delle chitarre distorte nel panorama mondiale ed altre che stanno crescendo molto e a cui auguriamo il meglio!
Che dire del panorama tricolore? Non vorrei sembrare il solito vecchio al bar che borbotta lamentele e dice sempre le stesse cose con le solite frasi fatte, ma purtroppo i fatti parlano chiaro! Band valide ce ne sono moltissime, non si può dire altrettanto di tutto quello che ci sta dietro e fa girare le cose. Molti gruppi ottimi, infatti, spesso non trovano lo spazio o le possibilità di emergere. Ormai tutto si compra, dalle date alle visualizzazioni su YouTube; il talento senza i soldi non basta più e ormai non si riesce più a capire quanto conti il merito in proporzione agli investimenti economici e di immagine…se non si riesce ad entrare in alcuni circuiti si rimane tagliati fuori senza possibilità di far nulla…sadbuttrue!!

Siamo alla fine, nel ringraziarvi per il tempo che ci avete concesso vi lascio carta bianca per un saluto ai nostri lettori.
Un ringraziamento a tutta la redazione di Metal in Italy per quest’intervista e lo spazio dedicatoci e a tutti i temerari che in questo momento hanno usato il loro tempo per leggerla…mi raccomando, fate i bravi e siate preparati che vi interroghiamo! Vi aspettiamo ai prossimi live con tutti i testi rigorosamente a memoria e al bancone per un simposio su “Witness” 😉