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Filii Eliae: “Cimiterivm” – Recensione

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Tornano i salernitani Filii Eliae, con un album nuovo di zecca dal titolo “Cimiterivm”. Avevamo già ascoltato il precedente “Qvi Nobis Maledictvm Velit” (leggi qui la recensione) con cui la band ci sorprese per le sonorità riesumate dai sepolcri del metal anni ’90. Possiamo subito definire tale aspetto anche per il nuovo lavoro, il quale suona sempre cupo e pesante, ma è prodotto in maniera tale da riportare sonorità molto più curate e “moderne”. Anche le composizioni denotano un leggero distinguo rispetto a quelle esposte nel precedente lavoro, ma, in generale, la maestrìa dei nostri nel produrre brani ancorati ad una scuola di pensiero classica, è ancora ben presente. Terminati i preamboli, intraprendiamo il viaggio all’interno del “Cimiterivm”, saliamo sul carro, chiudiamo bene lo sportello e poggiamo il cilindro sulle ginocchia…

Le danze macabre prendono il via grazie ad “Intritvs”, intro in cui ci sorprende l’equilibrato filo compositivo che muove questo sublime, e per nulla scontato, brano strumentale. Qui il combo salernitano, oltre a sonorità degne di un incubo, arricchisce le ritmiche con parti soliste di chitarra, condite da scale sospese su un delirante tappeto sonoro. Terminato tale prologo, irrompe “Cimiterivm”, brano che dà il titolo al disco. Si tratta di una composizione lineare e dai chiari spunti doom metal, sia per quanto riguarda le ritmiche, che negli arrangiamenti. Il cantato è tragicamente incentrato sul growl e trasmette al brano un alone di disperazione e di sadico piacere. In tale composizione vanno sottolineate anche le parti di tastiera, che arricchiscono, mediante l’esposizione di scale arabe, un brano dalle strutture schematiche, ma piacevolmente opprimente. “Cinis Cineri” è meno coinvolgente e più marcatamente introspettivo rispetto al suo predecessore; gli spunti tecnici di matrice drone metal e le parti soliste di chitarra, che irrompono sui riffs pesanti, fanno di tale pezzo un intarso preparativo, in vista del prosieguo dell’album. Per l’appunto, il disco vede, in tale frangente, un cambio stilistico udibile con le note della veloce “Tabvla Rasa”. Qui, alle ritmiche forsennate ed al cantato disperatamente oppressivo, si aggiungono, ancora una volta, ottimi riffs e parti soliste di chitarra che contengono qualche spunto dal carattere thrash. Anche in queste parti i tappeti di tastiere consentono al pezzo di risultare terribilmente oscuro; il finale poi è veramente elegante.

Giungiamo alla gotica “Exeqviae”, che rappresenta, a mio modesto parere, la top track dell’album. L’avvio è affidato al suono d’organo, al quale segue un malinconico e morente pianoforte, fino all’esplosione di tutti gli strumenti, i quali formano la colonna sonora che accompagna un immaginario corteo funebre. In questo brano il solo di chitarra sembra davvero versare lacrime disperate e, nell’ appunto finale, ci sembra quasi di scorgere il viso del defunto deformarsi in un ghigno che pare esprimere una pietosa irriverenza nei confronti di chi lo piange. Tale scena si svolge lungo il sottofondo dell’inno funebre, eseguito della banda, il cui motivo sfumato accompagna verso la conclusione del brano. La song “Plvrimvs Sangvuinis”, riporta l’ascoltatore ad una realtà di patimento sonoro più aggressivo ed ancora una volta, il giusto bilanciamento tecnico-compositivo, collegato a sonorità di matrice doom e condite, a loro volta, da alcuni spunti dal sapore gothic metal, destano il ricordo dei primi Moonspell di fine anni ’90. Delle medesime caratteristiche strumentali è la seguente “Ivs Vitae Ac Necis”, nel cui fulcro ritmico assistiamo a cadenze più lente, nonché ad un’ esposizione più recitata che cantata, ovviamente in latino, così come tutti i testi dell’album. In questo pezzo, oltre a sottolineare, ancora una volta, il buon lavoro solista delle chitarre, vanno elogiati gli arrangiamenti di tastiera.

Con la track “Fvneralis” ci troviamo al cospetto di un coinvolgente pezzo dalle caratteristiche doom; a partire dal bell’intro, possiamo scorgere anche una buona struttura sia delle strofe che del ritornello, oltre alle azzeccatissime e malinconiche parti soliste di chitarra. In “Odivm Aeternvm” troviamo tematiche dal sapore black metal di vecchio stampo, sia nell’avvio che negli arrangiamenti strumentali che danno spunto al cantato. Anche qui tutto sembra puntare ad un disperato epilogo in cui irreparabilmente ci si volge, scorgendo la Morte che avanza con passo spedito e punta alle nostre gole dalle quali non escono che fremiti e suppliche. “Prosegui, cocchiere! Siamo giunti all’estremità del camposanto”. “Extrema Pars”, per l’appunto, è la traccia strumentale con la quale i Filii Eliae chiudono questo terribile ed affascinante viaggio in compagnia della Morte. Si tratta di una composizione formata da parti ben strutturate, le quali vanno a creare un outro che scema, accompagnandoci idealmente verso l’uscita, la quale, man mano che ci allontaniamo, diventa sempre più piccola ai nostri occhi.

Non servono altre parole per descrivere quanto l’ascolto di “Cimiteriuvm” possa suscitare nell’animo di chi si pone al suo cospetto. Le attese, dopo il precedente “Qvi Nobis Maledictvm Velit”, non sono state tradite ed anzi, possiamo affermare che tutte le potenzialità espresse in passato, sono state confermate ed accresciute. E’ sempre un piacere sentire l’odore della morte, passeggiando tra le lapidi, sulle note dei Filii Eliae.