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Frontiers Rock Festival: l’edizione che ha vinto (e quasi venduto) tutto. REPORT

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Qualcuno lo ha definito una sorta di Erasmus per gli amanti dell’AOR. E non è che ci sia andato molto lontano.
Il Frontiers Rock Festival, quarta edizione, ha trasformato Trezzo sull’Adda ed il Live Club in un Campus universitario, dove la media anagrafica era leggermente più alta del classico scenario accademico. Ma un aspetto è rimasto coerente: l’internazionalità.
In un momento storico in cui siamo anche un po’ stufi di sottolineare quanto la scena italiana faccia acqua da tutte le parti, il Frontiers Rock Festival ci ha ricordato un particolare: quando le cose sono fatte bene, il successo è garantito e, soprattutto, riconosciuto.
La presenza ai due giorni di Festival di aficionados provenienti da ogni dove, con particolare riferimento al Nord Europa, è significativo e cioè: all’estero questo tipo di evento fa rima con “Italia”. E non ce n’è per nessuno.
Curiosa è stata la chiacchierata che personalmente ho avuto con un signore norvegese di mezza età. L’uomo si è detto sorpreso dall’enorme interesse che il nostro Paese ha nei confronti delle band nordeuropee, rimarcando come erroneamente pensava che solo il black metal di un tempo avesse lasciato il segno fuori dai confini nazionali. Il Frontiers Rock Festival, con la promozione data alle sue band internazionali AOR oriented nella due giorni di musica, ha invece lanciato un altro tipo di segnale, ovvero, che la qualità di ieri ha affondato radici ben solide e che oggi anche le nuove generazioni sembra vogliano portare avanti la tradizione. Certo… Non sempre è così, in quanto anche la crescita delle nuove generazioni di musicisti ha bisogno di basi solide.

Il Frontiers Rock Festival 2017 ha surclassato i successi delle edizioni passate in termini di partecipazione. Ed anche di bill.
C’è però un particolare che a molti non è sfuggito: la valenza degli headliner, ovvero Steelheart il primo giorno e TNT il secondo.
Attesi come il pane in tempi di carestia, gli Steelheart non hanno collezionato presenze indoor come, invece, ha fatto prima di loro Danny Vaughn ed i suoi Tyketto (è lapalissiano che Danny abbia fatto un patto con il diavolo), o prima ancora gli Eclipse, band che in fase live rende dieci volte meglio che sul disco. Stesso discorso per il day 2, con i TNT che però hanno avuto più fortuna e più voce. Hanno avuto però una sfortuna: suonare dopo gli L.A. Guns. Non c’entra l’essere di parte, quanto essere obiettivi: concerto perfetto in ogni ordine e grado, capace di cancellare la leggerezza dei testi dei giovanissimi Cruzh (“Got Your Number On My Phone”) o l’avvenenza di Tåve Wanning degli Adrenaline Rush la cui presenza sul palco (e non necessariamente solo sul palco) dovrebbe camminare più di pari passo con l’intenzione vocale e con la validità musicale dei compagni.
Ma non stiamo qui a giudicare chi ha cantato meglio o peggio o chi si è portato a casa il premio come miglior band del Festival.
Ha vinto Frontiers. Punto. Ha vinto la tenacia. Due punti. Ha vinto la musica, perchè sapete cosa davvero conta alla fine della fiera? Questo:

Questa foto rappresenta la lista di dischi al banco del merch andata esaurita alle 21 del secondo giorno di Festival. Questa è la miglior risposta a tutto.

Immagine in evidenza: ringraziamento ad Elena Arzani di Tuttorock.