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Hangarvain: “Essere napoletani è una condizione imprescindibile per la nostra musica”

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Da pochi anni sulle scene, ma con una voglia di fare che sta spaccando di brutto. All’ombra del Vesuvio, ecco gli Hangarvain, band rude e spigolosa ma solamente nei suoni, capitanata da Sergio “Tuttofare” Toledo Mosca che sta condividendo con il combo le soddisfazioni che solitamente arrivano solo dopo un tot per un gruppo.
Nonostante i pochi anni d’attività infatti, il muoversi bene ha portato gli Hangarvain ad incidere un disco “Freaks” (la recensione) e a suonare con band di fama internazionale. L’ultimo annuncio arriva con la prossima data con i The Darkness. Non male uagliò!

L’intervista:

Ciao ragazzi, benvenuti su Metal In Italy! È da poco uscito il vostro album “Freaks”, ma prima di parlarne vorrei che presentaste gli Hangarvain ai nostri lettori. Come nasce la band? Quali le tappe fondamentali della vostra carriera?
Gli Hangarvain nascono ufficialmente nel 2014 con l’uscita del primo disco Best Ride Horse (Red Cat Records). Da allora ne sono successe di cose, abbiamo avuto la possibilità di suonare tantissimo in Italia, Inghilterra, Spagna ed Austria, maturando moltissimo come persone, come musicisti e come band. “Freaks” è il nostro secondo disco uscito a marzo per Volcano Records e racconta bene tutta la strada che abbiamo percorso e la nostra idea di sound in cui cerchiamo di fondere il southern con l’hard rock ed il post grunge.

“Freaks”, perché questo titolo? So che dietro c’è una motivazione specifica…ricordo quando lo avete presentato su Facebook, nel post avete indicato a chi è dedicato. Vero?
Freaks è un termine usato il più delle volte in senso denigratorio per indicare qualcosa di diverso dal normale, di strano… Percorrere la strada meno battuta, inseguire un sogno che molti considerano una pura utopia, ti fa sentire spesso solo e diverso dal resto del mondo. Questa sensazione l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle, proprio come tante persone che ci seguono, che amano il rock e che non si piegano agli schemi della vita. Scegliendo questo concept per il nostro secondo disco abbiamo voluto dare un messaggio a tutti quelli che si sentono diversi per dir loro che non sono soli e che è sempre giusto combattere per i propri sogni, costi quel che costi.

Personalmente ho trovato molto interessanti tutti i brani, non ci sono filler messi lì solo per fare numero, sono tutte potenziali “hit”. Avete lavorato molto in fase compositiva? Qual è stato il contributo dei vari membri della band?
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo avuto molti cambi di line up e per questa ragione, volendo mantenere sempre un’identità sonora molto riconoscibile, abbiamo sviluppato una routine piuttosto rigida che riguarda la nostra organizzazione interna. Per il songwriting, la mente degli Hangarvain è Alessandro, il nostro chitarrista. Lui scrive testi e musica, e si occupa di tutta la produzione del disco. Solo quando i pezzi che finiranno nell’album hanno un profilo semidefinitivo, distribuisce i compiti agli altri membri che comunque contribuiscono in maniera personale alla realizzazione di ogni pezzo con le proprie idee ed il proprio stile.

Dal punto di vista stilistico gli Hangarvain sono legati al Southern Rock a stelle e strisce, ponete molta attenzione sia nelle parti più aggressive che nelle linee melodiche. Come definireste il vostro sound? C’è un background musicale che vi influenza?
Abbiamo la fortuna di essere appassionati alla musica a 360 gradi, non c’è un genere solo che ascoltiamo ma ognuno di noi ha influenze proprie molto varie e spesso anche inimmaginabili rispetto a quello che poi è il sound degli Hangarvain. Come ti dicevamo prima, ci sono delle costanti che vogliamo mantenere nel nostro stile. Per sintetizzare cerchiamo l’impatto ed una certa ruvidezza sonora ma allo stesso tempo le nostre priorità sono la ricerca melodica e l’intensità emotiva. Southern rock è un’etichetta che ci piace perché noi veniamo dal Sud Italia e ne andiamo fieri, ma ci sono sicuramente anche altre influenze… di base cerchiamo di fare musica rock onesta e sincera!

Avete realizzato il video per il brano “Keep Falling”, tra l’altro opener dell’album; perché avete scelto proprio questa traccia? Che esperienza è stata trovarsi davanti la macchina da presa?
Prima di Keep Falling, avevamo pubblicato quattro video di singoli estratti dal primo disco, quindi abbiamo una certa familiarità con la macchina da presa. La scelta di questo pezzo come singolo è stata piuttosto naturale perché ci pace moltissimo. Racconta della caduta in uno stato d’animo oscuro e depresso e del fare i conti con i propri demoni. Ma noi non siamo tipi che si piangono addosso e Keep Falling non è un pezzo del tutto disperato, è un inno a non mollare e a continuare a combattere.

“Freaks” è un album che alterna momenti differenti, si passa da riff rocciosi a parti più intime, raccolte, melodiche, ma qual è la vera anima degli Hangarvain? Siete più “caciaroni” o da ballad?
Tutte le nature che ci sono in Freaks ci rappresentano bene. Noi, come tutti gli esseri umani, non siamo un’entità statica ma ci evolviamo, cambiamo, ci adattiamo alle situazione ed ogni nostro stato d’animo o esperienza genera emozioni e reazioni diverse. Freaks in questo senso è un concept album nel quale ci siamo guardati dentro trovando tante cose diverse, spesso anche divergenti e conflittuali tra loro. Cerchiamo comunque di tenere le emozioni sincere come filo rosso che lega sia i pezzi più aggressivi che le ballad.

Voi siete di Napoli, città che ha dato tanto alla musica italiana e non solo, patria di grandi artisti conosciuti in tutto il mondo. C’è qualcosa delle vostre radici nello stile degli Hangarvain?
Abbiamo dedicato alla nostra città un pezzo dal titolo Hometown che abbiamo inserito in un ep acustico uscito a dicembre 2014 e disponibile in free download come regalo di Natale per i nostri fan. Nelle date da headliner utilizziamo questo pezzo come intro dei nostri concerti, questo ti fa capire quanto siamo legati alla nostra città… Il nostro essere napoletani è una condizione imprescindibile per la nostra musica. Non è una questione stilistica ma è legata al nostro modo di concepire la vita e la necessità di combattere e lavorare tantissimo per raggiungere i nostri scopi. Ovviamente la nostra musica parla di tutto questo.

Recentemente avete pubblicato una cover dei Black Stone Cherry, band sicuramente vicina al vostro sound. Perché avete scelto proprio loro? Solo per una questione stilistica?
Abbiamo con i Black Stone Cherry una grande affinità stilistica ma soprattutto ci piace il modo in cui fanno musica sincera e moderna senza dimenticare le radici culturali ed i grandi del passato. La loro è una forma musicale che ci è piaciuta dal primo momento perché combina l’alternative metal con il blues ed il southern. E poi sono una macchina da guerra live e questo per noi è un aspetto fondamentale, una band deve suonare dal vivo e dimostrare quanto vale sul campo di battaglia!

A luglio sarete anche headliner del Volcano Rock Fest. Potreste parlarci di questo evento che si terrà a Napoli il 21 luglio? Ci saranno tante band di prestigio…
Per noi è un grande piacere tornare a dividere il palco con band fantastiche con le quali abbiamo già suonato in passato come i DGM e i Be The Wolf oltre ovviamente agli amici Kaledon. Non possiamo che essere entusiasti ed impazienti che tutto questo succeda nella nostra Napoli dalla quale manchiamo da un po’ di mesi e dove abbiamo uno zoccolo duro di pubblico che non vediamo l’ora di riabbracciare! Il festival è promosso dalla nostra etichetta, la Volcano Records, che è molto attiva sul territorio campano. Speriamo che questo ed altri eventi simili siano d’aiuto per far crescere il livello di tutta la scena locale che oramai da troppi anni è fuori di circuiti che contano.

Cosa c’è nel futuro degli Hangarvain? State già lavorando a qualcosa di nuovo o siete impegnati solo nella promozione di “Freaks”?
Gli Hangarvain sono una macchina accesa 365 giorni all’anno. Lavoriamo tantissimo e abbiamo moltissimo lavoro da fare ancora per Freaks tra promozione e concerti. Ma allo stesso tempo siamo una band che guarda costantemente al futuro e per il 2017 stiamo già iniziando a pianificare qualcosa di nuovo, ma non possiamo sbilanciarci troppo adesso…

Si è da poco concluso il tour con gli LA Guns, come è andata? Quali le esperienze che hanno arricchito il vostro “bagaglio musicale”?
Negli ultimi due anni abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con diversi artisti internazionali come i Y&T e Gilby Clarke (ex Guns n’ Roses) ed ogni volta torniamo a casa pieni di energia e suggestioni nuove. Il tour che si è appena concluso insieme agli L.A. Guns è stata un’esperienza incredibile. Siamo andati a scuola di rock ogni sera dai primi della classe e abbiamo imparato tantissimo come artisti e come persone oltre che come musicisti. L’emozione più forte è stata probabilmente quando gli L.A. Guns ci hanno chiesto di salire sul palco con loro per il bis di Rip And Tear… siamo incredibilmente grati di aver avuto l’occasione di vivere un’esperienza così.

Avete annunciato che farete da opener ai The Darkness, state preparando qualcosa di speciale per la serata?
Con i The Darkness sarà un concerto pazzesco. In primo luogo siamo molto contenti che i ragazzi del Kimera Rock ci abbiano scelto per aprire un concerto così importante e vogliamo pubblicamente ringraziarli! Sinceramente non stiamo preparando qualcosa in particolare. La nostra filosofia è suonare ogni sera dando il 1000%, spingiamo sempre sull’acceleratore al massimo e vogliamo che chi assiste ad un nostro show torni sempre a casa con la consapevolezza di aver visto un grande spettacolo. Certo, quella sera ci saranno migliaia di persone, sarà un po’ diverso ma puoi essere sicuro che non ci tremeranno le gambe. È tutta la vita che ci prepariamo per occasioni come questa…