Home Live Report Iron Maiden: un insolito report di un solito grande evento

Iron Maiden: un insolito report di un solito grande evento

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Avviso ai gentili lettori: quello che segue non è un report normale. Io c’ero domenica sera all’Ippodromo Le Capannelle di Roma ma non dovevo essere lì per raccontare a voi lettori la mia giornata.
Ma ve la racconterò lo stesso perché ne vale la pena…e perché forse molti di voi ci si potranno immedesimare.
Sono una persona con un senso civico enorme, io rispetto le Istituzioni e per me i Maiden sono un’ istituzione, quindi non potevo non timbrare il cartellino. Ma volevo fosse un evento non solo per il concerto in sè, quindi già da mesi stavo organizzando la comitiva storica del mio paesello d’origine per festeggiare insieme il “nostro” evento.
Siamo in 7 e quando siamo così numerosi abbiamo bisogno di calma e tempistiche adeguate: partenza dal paesello ore 11, arrivo dopo un paio d’ore a casa di uno dei 7 che gentilmente e ingenuamente ha messo a disposizione la sua dimora per sei animali (ma pure lui è un animale e per fortuna certe cose non cambiano nemmeno dopo 20 anni). Pranzo e abbeveraggio fino alle 16, tanto a noi che ci frega di chi apre, noi dobbiamo riposare, anno più anno meno circondiamo i 40 anni, a noi interessano i Saxon, gli Anthrax e La Nazionale (termine coniato dal sempreverde Toro, uno dei 7 animali, fu lui a portarmi al mio primo concerto metal negli anni ’90, anche allora La Nazionale).
All’ennesima birra sento squillare il telefono ed è qui che cambia la mia giornata: “Marco sono Silvia (sì, la Autuori), ascolta ho bisogno di un favore, ho avuto un imprevisto e non posso salire a Roma… mi scrivi tu il report?”
Silenzio per 10 secondi: “Ma io veramente…ehm…io…Silviè io veramente sarei un po’ alticcio e ancora non vado all’Ippodromo!” “Marco, nun t preoccupà, tu fai quello che puoi” “Ah grazie, mo mi sento sollevato!” Ma sono anche un sentimentale e non riesco a dire di no a Silvia e Stefano. Bene dunque, è ora di andare!

Arriviamo verso le 17 all’Ippodromo ed è subito un belvedere: tanta, tantissima gente, atmosfera esaltante (e non era la birra…si forse ma non solo!), cori da stadio come da tradizione “Maiden, Maiden!” e, cosa più bella, ragazzini e ultra cinquantenni, tutti insieme, tutti per lo stesso motivo, La Nazionale. La vergine di Ferro ha i suoi rituali, per noi e per molti: Toro ricaccia fuori la sua bandiera raffigurante Eddie, è la stessa da più di 20 anni. Ci scoliamo diverse birre (siamo in 7…malsana idea di offrire un giro a testa!) e le conseguenze sono tangibili: al bancone delle birre nonostante più di 20000 persone si sentono i baristi confabulare tra di loro “Ancora loro?! Daje fanne 7!”, il prode Marco, altro storico compagno di concerti al limite, ad ogni aereo che vede atterrare sulla vicina pista di Ciampino urla “L’Ed Force, so loro! Maiden! Maiden!”. Le gente vicino esclama “Ao ma che non lo vedi che è un elicottero quello?” E lui imperterrito “Maiden, Maidennnn!”
Dicevamo la gente, oh quanta bella gente: toppe, jeans stracciati, tatuaggi di Eddie in bella mostra, gente che non conosco ma che vedo da almeno 20 anni, sono loro, non posso sbagliarmi. Qualche capello bianco (o nel mio caso in meno!) qualche ruga ma sono loro, siamo noi. Ho incontrato amici con cui non avevo preso appuntamento (non c’è bisogno quando c’è La Nazionale) e che non vedevo da tempo immemore, ho rivisto e parlato dopo anni con gente di Milano e di Salerno, di Napoli e di Lecce; ho rispolverato il mio spagnolo un po’ arrugginito parlando con dei ragazzi che venivano da Madrid, tanti musicisti del sottobosco underground che non vedevo da secoli, sembravano tutti molto felici ma nessuno era sorpreso, nessuno ha esclamato “Marco tu che ci fai qui!”, nessuno. La normalità in certe occasioni è esserci.
E la musica, siamo qui per festeggiare la musica. E che livelli cari lettori, che livelli! Siamo giunti in loco durante la performance dei Sabaton: non sono un loro fan ma devo dire che hanno un certo appeal live, il pubblico partecipa e sembra apprezzare la loro performance.
Bene, prima dei Saxon ce la beviamo na birretta? Direi di si. “Daje ancora loro ma che nse fermano mai?! Dai riempine 7!”. Comincia a piovigginare un po’ ma ce ne freghiamo perché i Saxon ci fanno divertire e non poco. Hanno classe da vendere nonostante l’età. L’immarcescibile Biff ha 65 anni (praticamente mio padre con i capelli lunghi!) ma canta e saltella come se ne avesse 30 in meno, “Princess of the night”, “Denim and leather” sono classici immortali che scaldano la platea. Ho sempre desiderato vederli dal vivo ma per diverse ragioni non ci sono mai riuscito, posso tranquillamente affermare di aver assistito ad un piccolo grande evento storico personale.
Si inizia a far sul serio, salgono sul palco i paladini del thrash ed è bolgia. Continua a piovigginare e noi continuiamo a fregarcene perché c’è Scott, ci sono gli Anthrax! Non è la prima volta che li vedo dal vivo, anche per loro gli anni passano ma sembra non accorgersene nessuno, soprattutto i fan più giovani che nemmeno notano l’assenza di Benante alla batteria. John Dette è un batterista navigato e talentuoso ma la “botta” di Charlie è tutta un’altra storia. La “botta” appunto che sembra mancare oggi agli americani. Nulla da togliere allo show in generale, loro sono stati impeccabili: “Caugth in a Mosh”, “Indians” “Antisocial” (qui per me una lacrimuccia…ero fomentatissimo!) funzionano sempre alla grande e sono garanzia di pogo selvaggio ma ho avuto l’impressione di non aver assistito alla loro migliore performance. Ma sono felice lo stesso, vedere Scott Ian sul palco davanti a te ti riconcilia con il mondo.
L’imbrunire incombe, la pioggerellina ci dà tregua e ci si prepara alla Nazionale. Come ci si prepara alla Nazionale? Beh, ci facciamo un’altra birretta? Massì dai tanto dormiamo qui a Roma! “Scusi 7 bi…” “Aridaje ancora voi ma che ce tenete!”. Ci dobbiamo sempre far riconoscere!
Eddie ci guarda tutti da lassù, minaccioso come sempre. Entrano ed è Boooom!!! “If Eternity Should Fail” ed è subito estasi! Segue “Speed of Light”. “The Book Of Souls” ha diviso critica e fans ma sentire i pezzi dal vivo fa davvero impressione. Alcuni li ho persino rivalutati. Ovviamente il pubblico sulla Nazionale non si divide, cori da stadio accompagnano ogni melodia come da tradizione. “The Trooper” ci mette in guardia, i classici ci sono e vi faranno tremare! “Fear Of The Dark” fa paura, classico senza tempo. E che piacere enorme riascoltare live le cavalcate per eccellenza “Hallowed Be Thy Name”, “Children Of The Damned”. Eddie appare come sempre enorme sul palco, Bruce (sempre in forma smagliante, asciutto, concentrato, sorridente…per lui il tempo sembra essersi fermato!) ci gioca, lo schiaffeggia e gli strappa il cuore, mentre Janick, pimpante come sempre, gli passa sotto le gambe. Steve Harris sembra aver fatto un patto con il diavolo, si certo le rughe si vedono ma sbattere la capoccia in quel modo e suonare sempre in maniera impeccabile a quell’età fa sempre il suo effetto.
“Iron Maiden” chiude in concerto prima dei bis; il pubblico è in visibilio quando esce l’enorme testa di Eddie dietro al palco, fuoco e fiamme fanno impallidire tutti. Un Dickinson ispirato introduce una epica “Blood Brothers” con parole di unità e fratellanza che tutti sembrano apprezzare. Un discorso che va oltre le note, qui ogni tipo di razzismo non è il benvenuto, siamo tutti uniti da una sola passione e nessuno si deve sentire escluso. Chiusura da brividi con l’inno dei Maiden, quella fantastica “Wasted Years” che ancora oggi, dopo anni, riesce ad emozionare come la prima volta.
Ci avviamo all’uscita con un sorriso soddisfatto, consapevoli di aver assistito all’evento che tanto avevamo aspettato e programmato. Nessuna faccia delusa, nessun muso lungo. Gli Iron Maiden sono la storia e nel capitolo scritto a Capannelle c’eravamo anche noi, con orgoglio!
Ma prima di uscire per festeggiare non te lo fai un altro brindisi? Certo che si! “Ao er concerto è finito ma quanno ca**o bevete?” “Tranquillo è finito il concerto e pure i soldi, è l’ultimo giro!” Risate generali e poi…”Daje rimettine 7!”
Ps: non ho proprio voglia di soffermarmi su due piccole note dolenti della giornata, cercherò di liquidarle con due righe:
I volumi ca**o…il metal è spaccatimpani!
E poi, tu che vai al concerto dei Maiden e ti lamenti del pogo perché non puoi fare le riprese di tutte le canzoni col tuo fottutissimo smartphone, spostati tu!
O vai a vedere Eros Ramazzotti al teatro. Un concerto metal è un rituale, le spinte si prendono e si danno, si salta, si scapoccia, ci si mena e ci si abbraccia tra sconosciuti. Tenetelo bene in mente!
Up The Irons ora e sempre!
Questo report lo voglio dedicare ai miei compagni di avventura: Toro, Marco, Giuseppe, Enzo, Annibale e mio fratello Gianluca. Grazie di cuore.

Marco Stanzione

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