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Larsen Premoli: “È una guerra riuscire ad emergere dal mucchio”

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Mancano pochi giorni all’evento organizzato per festeggiare i 10 anni dei RecLab Studios ed abbiamo colto l’occasione per parlarne con il mastermind Larsen Premoli. Non solo la ricorrenza, anche la storia, i progetti futuri di uno studio di registrazione che ha collezionato, fino ad ora, oltre 500 produzioni; il punto di vista di un produttore sull’home recording, l’attuale situazione italiana e tanto altro ancora.

Ciao Larsen, benvenuto sulle pagine Metal In Italy! I RecLab Studios compiono 10 anni, cosa stai preparando per il party del 3 febbraio? So che ci saranno tante band sul palco…

Ciao Stefano, e grazie per questa chiacchierata! Il 3 Febbraio stiamo preparando un super-party al Mr.Fantasy (proprio sotto gli studios!) dove il contenitore saranno i festeggiamenti dei primi dieci anni di RecLab Studios, ma in cui il protagonista saranno gli artisti che li han resi così longevi e gratificanti. Si esibiranno 30 band, o poco più, tutte dal vivo (il Festival Bar ci fa una pippa!!), gli artisti, non solo quelli che si esibiscono, esporranno il loro merchandising, in particolare i dischi in un corner apposito, ci sarà il selfie-frame per farsi delle foto ricordo brandizzate, un bel coupon di sconto da spendere presso gli studios e tantissimi omaggi brandizzati D’addario (accordatori, bacchette, pacchi di plettri, chiavette per batteria, portachiavi ecc ecc). Il tutto sarà accompagnato da un ricco buffet, servizio bar e ad un certo punto ovviamente la torta di compleanno!
Si esibiranno: MARLON, #SCRM, GOODWINES, INFRARED, RETROLOVE, LUMHO, M.I.L.O., SECONDCHANCE, OUT OF THE EDGE, CARLO OZZELLA, DIATONIC SUN, BERTIC, BEMYNORT, THE REVANGELS, SURFIN’NAVIGLIO, SLOW MOTHER, NASBY&CROSH, SLOW MOTHER, UNDER THE SNOW, VINS, NOIR & THE SORRY CRAYONS, MACCHINA PNEUMATICA, SCARLET MY LADY, PLASTRON, MARCO CONTE, THE ILLUSIONS, I MAMA, HURANOVA, LAID BACK ATTITUDE, NIGHT JACKAL…e qualche sorpresa!

Quello dei 10 anni è un traguardo importante, quante produzioni sono uscite dal tuo studio in questo lasso di tempo? Ce n’è qualcuna a cui ti senti particolarmente legato?

Abbiamo appena aggiornato il “Wall of Fame” – un grandissimo tabellone in cui compaiono tutti gli artisti le copertine e le foto di chi è stato ai RecLab Studios e insomma, abbiamo già da un pochino tagliato la soglia delle 500! Chiaramente non sono tutti album, qualcuno ha prodotto dei singoli, degli ep o dei live in studio, ma nominalmente, facendo una media, abbiamo prodotto almeno un artista diverso a settimana in questi 10 anni, non c’è stato di che annoiarsi! Sono senz’altro maggiormente legato alle produzioni in cui ho potuto metterci del mio da un punto di vista creativo, ma son talmente tante che mi vengono inevitalmente in mente le più recenti come l’album “Souls” di INFRARED, o “Musings From the Rearview” di MARLON, con i quali sto lavorando al secondo album e ho appena terminato di masterizzare il disco live che sta per uscire… In uscita, ma già prodotti, il nuovo album dei Retrolove (mi fa impazzire!!) o il disco dei WESTRED, giovani vicentini che ho conosciuto durante lo scorso OpenLab e ho deciso di produrre, li sentirete presto!!

Tornando indietro, agli esordi, ricordi ancora il momento in cui hai deciso di fondare i RecLab Studios? Perché questa scelta, sicuramente coraggiosa, invece di una più “comoda” poltrona in un ufficio?

Dunque, parti dal presupposto che la mia sedia in regia è più comoda di qualsiasi sedia tu abbia mai trovato in ogni ufficio del mondo, ma la verità, e l’ho capito provando ad andare in vacanza, è che se non produco musica impazzisco. Ok, il lavoro non è sempre rose e fiori, è un continuo sacrificio, ma onestamente quando non lo faccio mi manca l’aria, ed è un po’ il motivo per cui non mi sento di aver lavorato un giorno della mia vita, tanto mi piace quel che faccio. Dieci anni fa siamo partiti con un investimento ridicolo (avevo quattro soldi sul conto dopo i precedenti dieci anni in giro a suonare) ma già un po’ di strumentazione, computer, casse, microfoni, e il passo è stato più prendersi l’onere di affittare una struttura e allestirla… le cose piano piano si son mosse e da allora ho continuamente reinvestito tutto lì, e insomma, oggi entri ed è la Gardaland di ogni musicista o produttore!

Tra l’altro si tratta di un lavoro che necessita di continui aggiornamenti, dato che la tecnologia e le tecniche di registrazione/mixing/mastering sono in costante evoluzione…

Si, vero, ma a a me piace andare in controtendenza, più acquisto macchine e strumenti, più sono datati e introvabili. Ci si è talmente evoluti che, ascoltando le prime 30 posizioni delle classifiche spotify, ci si rende conto che probabilmente sono state prodotte con garageband (versione per iphone). Preferisco offrire una serie di servizi che ti diano modo di avere delle sonorità (anche modernissime – non fraintendiamo) che risultino uniche, ricercate, e plasmabili sulla personalità di ogni artista! L’esperienza di costruire il suono nel mondo reale e fotografarlo microfonandolo è infintamente più gratificante che scegliere un presettone di un plugin e modificarlo un po’… quello ce l’hanno tutti, il suono che ti offro io sarà irripeblicabile anche solo la mattina dopo.

Rimanendo in tema, rispetto agli esordi come è cambiata l’offerta dello studio?

Oggi ci sono una quarantina di chitarre elettriche e acustiche, una decina di bassi, una quindicina di amplificatori e tre scaffali di effetti, il tutto a cavallo fra metà degli anni 60 e lo scorso anno… Macchine fra le più rinnomate e ricercate, e dozzine e dozzine di microfoni di ogni epoca e tipologia. Quando siamo partiti c’era poco nulla, realmente. L’acustica della sala di presa è stata appena rinnovata e presto la sentirete in funzione nelle più recenti produzioni, e mi sento di dire che è davvero strepitosa, ho girato decine di studi e se già prima ero soddisfatto, ora sono esaltato quando microfono gli strumenti dal controllo unito alla tridimensionalità del suono che riesco a catturare, è ancora più vero e palpabile. Offriamo moltissimi servizi video, e abbiamo già testato e presto sarà lanciato ufficialmente, uno nuovo servizio di live recording super smart, con cui portare RecLab al tuo concerto o nella tua location dove riprendere audio multitraccia e video multicanale, per poi essere postprodotto negli studios. In tutto questo offriamo un servizio a 360° per il “dopo produzione” in modo da agevolare gli artisti in tutto ciò che concerne pubblicazione, stampa, promozione, produzione di merchandising, tecniche di publishing ecc ecc… e senza costi extra. L’offerta si è ampliata, le tariffe no, mi vanto di dirlo sempre, l’offerta è ampissima, i tempi sono sempre ultrarapidi, e le tariffe fra le più basse in assoluto, e ho intenzione di mantenere la bella esperienza di produrre ad alti livelli a disposizione di chiunque, costiamo oggi come costavano dieci anni fa, e avanti tutta!

Qual è la tua formazione musicale? Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Io ho studiato pianoforte, classico, con tutti gli annessi e connessi della teoria, il solfeggio, l’armonia ecc, fin da sei anni. Poi sono stato un chitarrista autodidatta da adolescente e ne ha seguito anche un po’ di praticantato sul basso. Verso i 15 anni ho spostato la lancetta degli studi pianistici verso il Jazz, con due insegnanti strepitosi, e già dalle scuole medie con rudimentalissimi mezzi iniziavo a registrare tutte le produzioni delle mie band (con risultati discutibili in senso assoluto, ma superlative in relazione ah mezzi ahahah). Dopo il liceo ho frequentato “Scienze della comunicazione Musicale” e nel frattempo ho fatto il musicista professionista a tempo pieno, frequentando un po’ di studi come musicista, e raccogliendo esperienze sui mezzi di produzione di alto profilo, e capendo tutto ciò che un musicista può odiare di un’esperienza in studio, facendone tesoro.

Per chi svolge il tuo stesso lavoro ritieni che sia necessario essere anche musicista? E se si, per quale motivo?

Perchè come fai a fare il cuoco se ti fa schifo mangiare o non lo fai mai? Io consiglio a chi vuol fare il mio lavoro di scegliere la comoda poltrona in ufficio ahahah, ma se proprio insiste, gli consiglio di essere un eccellente musicista (che vuol dire sapere benissimo la musica, poi può anche non sapere suonare niente, ma avere idea di come lo si fa). Quel che serve sapere per fare il produttore si trova in un libretto di cento pagine, poi ogni volta che applichi quelle teorie le dovrai adattare, ma quello che è impagabile nel mio lavoro è sapersi relazionare con ciò che si sta facendo dalla parte opposta, ovvero eseguire, performare, esprimere… tutte cose che dobbiamo far si che siano messe nella miglior condizione di essere fatte dall’artista per poter raggiungere risultati eccellenti.

Dei musicisti ti contattano per registrare un album, qual è l’iter che segue fino alla registrazione vera e propria? Conosci prima la band, la ascolti, dai dei consigli…

Prima di tutto cerco di parlare con la band di persona, o se arriva da lontano con un mezzo umano e diretto come Skype. Mi documento su di loro se hanno un background e poi chiedo loro di mettermi in condizione di poter ascoltare il materiale che intendono produrre, quindi se sono sgamati una bella preproduzione, se proprio siamo disperati e geolocalizzati in modo scomodo, una bella “iphonata” di una prova. Dopodichè ci si risente, e li a seconda che la band voglia solo una produzione secondo loro richieste o voglia inceve essere seguita e presa per mano per costruire assieme il prodotto finale si sceglie la strada. A volte organizzo anche delle live-session in studio o vado personalmente in sala prove dagli artisti e lavoriamo sui pezzi assieme in qualche sessione, dipende molto, altre volte gli artisti hanno le idee chiarissime, prenotano lo studio arrivano, e in quel caso io mi limito a coordinare il mio assistente e prendere la cloche quando si mixa seguendo le istruzioni.

Rispetto a tanti anni fa incidere un album è sicuramente più alla portata di tutti, ritieni che ogni musicista abbia il “diritto” di pubblicare un album? O pensi che ci vorrebbe una maggiore selezione?

Proprio perchè oggi produrre un album è decisamente alla portata di tutti, trovo che non dovrebbe essere un diritto di tutti pubblicare un album: se suona di merda dovrebbero bloccarti e tagliarti le mani, perchè con poca spesa te lo puoi far fare da un professionista, con un po’ di abilità tempo e dedizione in casa puoi fare cose di una dignitosità strepitosa. Sai, impedire che un album venga pubblicato è inutile, tanto sono più quelli che si pubblicano che quelli che si ascoltano.

In tanti fanno ricorso all’home recording, pensi che sia una scelta accettabile per chi è agli esordi? O ritieni che presentando un prodotto di qualità non eccelsa si corra il rischio di tirarsi la zappa sui piedi?

L’home recording ha generato un sacco di generi che sono standard-high-quality se fatti a casa… vedi un certo tipo di metal con le chitarre incomprensibili, e le batterie triggerate fino al midollo, piuttosto che certe tipologie di rap e la trap… Trovo che se vuoi fare quella tipologia di musica e spendi fraccate di soldi per andare in uno studio sei doppiamente limitato.
Per tutto ciò che riguarda invece “suono”, quindi pop, rock, acoustic, e affini, oggigiorno il livello è cosi alto, e studi come il mio cosi ben forniti e accessibili, che è davvero limitante non dare una forma vera ai propri sforzi. Non c’è più nessuno che sente una tua demo merdosa e ti dice “vai sei figo investo su di te ecco i soldi vai a produrre in uno studio”, esiste a mala pena chi dice “ehi il tuo disco è figo te lo pubblichiamo noi” (a condizioni decenti)… Ma oggi essere proprietari dei propri master e avere di master professionali in un’epoca in cui conta più il suono che il contenuto è davvero fondamentale e dà agli artisti l’indipendenza e il coltello dalla parte del manico. E’ una guerra riuscire ad emergere dal mucchio, e la musica resta il DNA di una band, se ci si presenta senza avere ingredienti genuini e un’ottima fragranza si può anche impiattare tutto con la massima cura, ma è difficile che qualcuno mangi in quel piatto.
L’home recording è una bomba per pre-produrre e sperimentare tutto ciò che poi, a mio avviso, va poi prodotto in studio, è un banco di prova, permette di arrivare in studio preparatissimi e con un grandissimo risparmio di tempo sulla produzione vera e propria. E’ come avere una sala prove con palco impianto luci e pubblico, che gli artisti una volta non avevano, prima di salire sul palco dello studio di recording.

Riallacciandomi a questa domanda, cosa pensi del panorama musicale italiano? Ci sono band valide? Qual è, secondo te, la percentuale di queste rispetto a quelle mediocri/basso livello?

Il livello è sempre più alto, da un punto di vista tecnico e anche da un punto di vista del contenuto, c’è talmente moria di tutto ciò che è la scena e l’interesse verso il live, e fa talmente sempre più cacare quello che è il rancio richiesto nella ciotola dalla massa e prodotto per il grande gregge, che probabilmente sta generando un sanissimo senso di riscatto da parte di chi crede ancora nel fare musica – davvero. Inoltre le possibilità di prepararsi didatticamente sono sempre più varie ed accessibili. Pochi anni fa ti avrei detto che se ne salvava al massima una su cento, oggi secondo me si sta molto alzando la media perchè delle novantanove senza possibilità almeno la metà si sciolgono o non nascono proprio, perchè è diventato decisamente meno appetibile, e chi decide di farlo lo fa davvero con una motivazione e la relativa preparazione di un certo livello. Poi, oh, lo sappiamo, di pagliaccioni che fanno cacare, più l’aggravante di quelli che si pensano super-fighi, ce ne sono, e ce ne saranno sempre, ma insomma, ben venga.

Una domanda personale: ci sono degli album che adori dal punto di vista musicale, ma che sotto l’aspetto della resa sonora, quindi ascoltandoli con l’orecchio di un addetto ai lavori, risultano “pessimi”?

Allora se parliamo degli album che adoro, parliamo di cose sono tutt’altro che pessime, ma che senz’altro risultano molto datate, e di conseguenza ho sempre il pensiero di chidermi come avrebbero potuto suonare più cicciotti, definiti, coccolosi, dischi dei Beatles, dischi dei PinkFloyd come The Wall (di cui preferisco in molti tratti versioni live piu recenti), mi piacerebbe sentire i primi album dei Queen prodotti con la pacca del rock di oggi, poi si entra nel tunnel di capire se la tecnologia di oggi a disposizione di quei momenti non avrebbe creato un gap distruggitore dell’attitude che ha dato vita a quei capolavori. Se parliamo di cose più nostrane e a portata di mano guarda, proprio perchè mi è ricapitato per le mani di recenti, il primo album di Filippo Dall’Inferno, trovo abbia delle performance e dei brani tanto fighi tanto quanto male gli rende In-giustizia il pacchetto sonoro.

Su quali album “storici” avresti voluto mettere la tua firma? So che hai una predilezione per i Pink Floyd…

Eh, anche qui, i gap temporali mi spaventano: quindi temo che se mi offrissero le chiavi della DeLorean non metterei mai la firma sui miei “dischi-sacri”, di sicuro sarebbero diversi, e di sicuro proprio perchè sono i miei dischi-sacri mi odierei… Però istituzionalmente parlando, certo, tutto ciò che è Beatles, Floyd… ma guarda, forse il panorama studio che mi affascina di più è quello dei Queen dell’era più tardiva, davvero sperimentali nel sound design nonostante restino super-main-stream!

Archiviato il traguardo dei 10 anni, come ti vedi da qui ai prossimi 10? Nell’immediato, invece, cosa riserverà il 2019 per i RecLab Studios?

RecLab Studios vanno avanti, alla grande, l’offerta è sempre più ampia, sto rinnovando il sito per presentarla in modo più smart, ma da quel punto di vista finchè saranno cosi tanti e variegati gli artisti che si affideranno agli studios per produrre le proprie creature non vedo ostacoli o rischi di noia. Io personalmente, e di conseguenza gli studios, ho sempre più voglia di investire sul merito e il talento di certi giovani che si affacciano al mio uscio e che mi lasciano a bocca aperta. Sono psicologicamente abbattuto dall’incontrare un qualcosa di straordinariamente speciale e pensare a quanto questo farà fatica a farsi notare in un’epoca davvero infelice per la gestione dei mercati e la diffusione della musica buona, perciò sto studiando strategie per dare merito, attenzione e spazio a chi spacca. Voglio fare incontrare fra di loro gli artisti più validi, farli coalizzare, costruire qualcosa di nuovo, di esclusivo, dove il merito e la bontà sono il pass d’accesso e, ovviamente, mettere a loro a disposizione i miei mezzi il mio tempo e le mie capacità, per dare una chance in più di fare qualcosa di bello, che resti, e che faccia quel sufficiente scalpore che tiri su tutti…
Si, lo so, non è chiaro, non lo è neanche a me, ma gli stimoli sono tanti, le persone anche, non tantissime, ma giuste, sto ancora cercando di dargli una forma, ma credo sia una cosa nuova, e come tale, ben venga che ancora non abbia un nome a cui associarla o una forma definibile. Vi saprò dire nei prossimi mesi!

Larsen ti ringrazio per l’intervista, come di consueto lascio a te il compito di concluderla con un messaggio ai nostri lettori. A presto!

Grazie per l’attenzione e per essere arrivati fino a qui, vi aspetto Domenica 3 Febbraio a Buccinasco, dalle 18:00, per un colossale aperitivo di 5 ore con 30 e passa esibizioni dal vivo, e un sacco di omaggi: quando vi ricapita di ascoltare 30 band in una volta? Neanche l’Ikea ha 30 divani diversi in esposizione in show room, e poi all’ikea non vai in giro con birretta e finger food no?
Buona Musica a tutti voi, ma che sia buona eh, per davvero!