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Mario Riso: “Sono l’unico Dj che può dire “Stasera suono”. Ah… Forza Inter!”

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Enciclopedie, manuali, batteria, piano, dj set, disco solista… E persino un rifiuto alla moglie di Ronnie James Dio. Artisticamente parlando, ovviamente.
Siete sicuri di conoscere tutto su Mario Riso?
In questa intervista ve lo mettiamo a nudo. Tutto ciò che c’è da sapere su un grande artista italiano, innamorato pazzo della musica, calciatore professionista mancato ma solo perchè al contrario dello sport, dice, “la musica è sempre a favore degli altri”. Ed infatti, non manca il suo interesse per il sociale.

L’intervista:

Ciao Mario e grazie del tuo tempo. Abbiamo capito che a te non piace stare fermo… Ci è chiaro! Ed è così che ti troviamo impegnato nei progetti più disparati, tra cui anche quello editoriale. Ora però è il momento di pensare al nuovo disco solista. Cosa mi dici a riguardo? Quale sarà il filo conduttore e quali gli ospiti?
Questo disco per me è un traguardo importantissimo. Ho voluto dedicare tempo ad un progetto speciale che è quello del mio primo lavoro solista nel quale ho racchiuso i primi 30 anni di attività come musicista. Mi piace definirlo un passaporto, che porta su ogni pagina il timbro di un’esperienza nuova, anno per anno, a partire dalle mie prime esperienze con i Maid Runner nel 1983, passando per i Royal Air Force nel 1985, per i Movida, i Rezophonic, i tour e tutte le altre esperienze. In questo disco saranno presenti I brani che raccontano la mia vita e che ho composto con la chitarra. Brani che fanno sentire benissimo tutte le influenze musicali dell’epoca a cui appartengono e a cui io appartengo: dall’heavy metal, al rock, ai ritmi latini, al pop italiano. È un viaggio incredibile, che attraversa 30 anni di storia, in cui ho avuto la possibilità di esprimere tutto me stesso attraverso il mio strumento, la batteria.

30 anni di (onorata) carriera sono un traguardo lodevole. Quali sono stati i momenti che ricordi con maggiore soddisfazione?
Andando in ordine cronologico, c’è un momento fondamentale che non potrò mai dimenticare: l’audizione per entrare nei Royal Air Force nel 1985. È stato un momento decisivo nella mia carriera perché mi ha permesso di entrare in una band che aveva un contratto discografico internazionale con la Axe Killer in Francia. Un progetto che mi ha dato moltissime soddisfazioni e che mi ha permesso di migliorarmi nel tempo.
Un altro momento indimenticabile è il primo Monsters of Rock italiano, nel 1988, un evento grandissimo in cui hanno suonato gli Iron Maiden, i Kiss, Anthrax, Helloween e molti altri, con cui ho suonato sullo stesso palco. Successivamente ho avuto la possibilità di aprire il tour con i Metallica per “And Justice for All”, sempre nell’88, qualche giorno dopo il Monsters of Rock.
Ovviamente non posso dimenticare i dischi pubblicati con i R.A.F., rientrano a pieno dei ricordi indelebili di questi anni. Nel frattempo ho avuto la possibilità di affacciarmi sul music business italiano dei nomi un po’ più conosciuti del pop italiano, tra cui l’esperienza con Jovanotti nel periodo de “La mia moto”, periodo fortunatissimo e di grande rilievo per Lorenzo. Da lì ho continuato a collaborare con diversi artisti italiani, tra cui Grignani in “La fabbrica di plastica” che è un disco di cui vado particolarmente fiero.
Un altro traguardo importante è sicuramente il primo disco dei Movida “Contro ogni tempo”, disco che mi rappresenta tantissimo a livello batteristico e di cui sono molto orgoglioso perché apprezzato da diversi batteristi per il tipo di drumming utilizzato. Successivamente la nascita di RockTv e HipHop Tv, oltre all’inizio del viaggio con i Rezophonic. Recentemente non posso non nominare il mio progetto solista e il nuovissimo Rock The Dj, tutte cose di cui vado assolutamente fiero.

Di progetto in progetto passiamo a “Tieni il tempo – Enciclopedia dei ritmi in sedicesimi”, ovvero il metodo per la batteria Edito da Volonté a tua firma. Come si sviluppa?
Non è sicuramente un progetto in cui è racchiusa la mia vita artistica, tratta semplicemente il mondo della divisione metrica dei sedicesimi in modo molto didattico e ordinato. Sono certo che potrà risultare molto utile sia per chi vuole cimentarsi nello studio che per gli insegnanti. È la mia prima pubblicazione editoriale ed ammetto che ci sono particolarmente legato.


Se non sbaglio hai iniziato da autodidatta. Per perfezionare la tecnica, invece?

Sì, è vero, ho iniziato da autodidatta! Anche perché mi sono innamorato del metal ed in quell’epoca non c’era nessun insegnante in grado di spiegare come si suonasse il metal.
Mi ricordo che da bambino la prima volta che ho sentito lo strumentale degli Iron Maiden (“Transilvanya”) ho capito che era il momento di smettere di ascoltare la musica per bambini per essere pronto a fare tutt’altro. Arrivavo già dal rock dei Led Zeppelin, Deep Purple, Pink Floyd e tutti quei gruppi che hanno fatto la storia della fine degli anni ’70, inizio anni ’80, ma per me la nascita dell’Heavy Metal nel 1980 ha avuto un significato molto importante perché mi ha messo nella condizione di voler essere un batterista. Io vengo dal pianoforte, ho iniziato a 6 anni ad andare a scuola e studiare sui metodi che si usavano allora, il Bona, il Beyer, il Pozzoli, l’Hanon ma questo strumento non mi permetteva di esprimermi con l’energia e la forza che poteva darmi la batteria con un genere più “violento” come il metal. Ho quindi iniziato da autodidatta, ma col tempo mi sono perfezionato perché oltre all’amore per il metal, è cresciuto anche l’amore per la batteria.

Mi ha incuriosito anche “Rock the Dj”, ovvero un tuo nuovo progetto che punta l’attenzione su un nuovo modo di fare il Dj-Set. Mi ha colpito perchè mi torna sempre in mente una foto con didascalia dove, per sommi capi, si sottolinea che il Dj è di fatto uno che mette dischi, ma che non “suona”…
Effettivamente posso dire di essere l’unico dj che può a tutti gli effetti dire “stasera suono”! “Rock the Dj” è una grande sfida che voglio vincere, un nuovo modo di concepire qualcosa che noi musicisti abbiamo sempre visto con un minimo di diffidenza, perché non è propriamente “suonare”. Mi sono, quindi, posto un quesito, chiedendomi come fosse possibile trasformare un normale dj set rock in un’esibizione dal vivo. Ecco che “Rock the Dj” rappresenta questo in tutto e per tutto: due ore di repertorio, che include tutte le hit del rock e del metal (ma non solo), dai Beatles agli Iron Maiden, dai Jackson Five agli Slipknot… insomma, musica per tutti i gusti che suonerò dal vivo con la mia batteria e verrà mixato live da KG Man. Verranno usate le basi originali dei pezzi senza la batteria, che aggiungerò io dal vivo; in questo modo si potrà capire quanto sia fondamentale la batteria all’interno dei brani: il beat, il ritmo sono elementi fondamentali del dj set e sono quelli che il più delle volte danno l’energia nelle canzoni. In questo modo, suonando dal vivo, il coinvolgimento è assicurato.

Ultimo, ma non per importanza, è un progetto solidale che si terrà in occasione del decennale dei Rezophonic ed in collaborazione con l’associazione AMREF. Innanzitutto complimenti e poi, visto il delicato momento storico che stiamo vivendo, si evince ancora una volta come sia la musica l’unica in grado di lenire le ferite del mondo…
Penso che la musica sia vita… la colonna sonora della vita e come tale, possa contribuire a rendere questa vita migliore.
Quando penso a me stesso penso sempre a due cose: la musica e lo sport, le due grandi passioni della mia vita. Solo recentemente ho capito perché ho deciso di fare il musicista e non lo sportivo: entrambe ti permettono di crescere con sani principi e con la possibilità di essere miglior uomo possibile in tutti gli ambiti, ma lo sport e la musica si differenziano per l’insegnamento che potenzialmente trasmettono all’interno di questa attività. Nello specifico, lo sportivo è leale, costruisce la propria attività con tanto sacrificio, migliorandosi ogni giorno con esercizio affinché si possa sconfiggere qualcuno, invece la musica richiede la stessa dose di impegno e sacrificio, ma fa in modo che tutti i miglioramenti messi in atto siano finalizzati alla condivisione con gli atri.
Quindi a posteriori capisco perché ho voluto intraprendere la strada della musica e non quella dello sport, perché la musica è sempre a favore degli altri.

L’intervista è finita, Mario. Grazie ancora del tuo tempo. Le ultime parole sono per te…
Voglio ringraziarvi per aver amplificato la mia voce, perché spesso fare qualcosa senza essere messo nella condizione di comunicarlo è come non averlo fatto. Grazie a quest’intervista spero di avere la possibilità di far appassionare qualcun altro ad una cosa così bella come la musica.
Ovviamente Forza inter!


Ma in tutto ciò… si è mai saputo perché hai rifiutato di entrare nei Manowar?

(Ride) Più che si è saputo… l’ho deciso! Andammo in tour con i Manowar nel 1990, all’epoca suonavo con i Royal Air Force, e con loro instaurammo un rapporto molto bello, tanto che ci invitavano spesso nei loro camerini e venivano a sentirci mentre noi suonavamo. Quindi, mi ritrovavo spesso a fare i miei assoli di batteria con Joey DeMaio, Eric Adams ecc. dietro gli amplificatori ad ascoltarci… E un giorno mentre eravamo in una sala prove a Milano, la Lampa, e stavamo provando i brani del disco “Leading the Riot” entrarono Joey DeMaio e Massimo Levantini (dell’allora Barley Arts) per ascoltare le nostre canzoni. Finite le prove mi chiesero se volevo entrare a far parte dei Manowar, ma io, avendo sempre vissuto l’America in Italia, ho preferito declinare perché all’epoca suonavo già con dei progetti dai quali non volevo separarmi e che mi garantivano solidità economica. Quindi sì, ho rifiutato la proposta dei Manowar, ma non solo… all’epoca arrivò un fax anche da Wendy Dio (la moglie di Ronnie James), nel quale mi venivano fatti moltissimi complimenti per il drumming e nel quale venivo invitato a provare con la band… ma anche in quel caso la decisione fu la stessa.