Home Interviste Mothercare: “Abbiamo la stessa passione di 20 anni fa quando iniziammo”

Mothercare: “Abbiamo la stessa passione di 20 anni fa quando iniziammo”

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Vent’anni e più di onorata carriera ed un nuovo disco dal quale ripartire. I veronesi Mothercare tornano sulla scena alla loro maniera, rispettando però la naturale evoluzione del sistema musica senza però perdere quel guizzo che li ha resi quello che sono.
Metal In Italy li ha intervistati per voi! Marco Piran (batterista) e Mirko Nosari (chitarrista) si sono contesi le domande!

Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Mothercare hanno celebrato l’anno scorso venti anni di carriera. Quali sono state le tappe fondamentali di questo lungo percorso?

Ciao a tutti, in realtà non possiamo parlare di vere e proprie tappe, ma piuttosto di un ostinato e costante atteggiamento finalizzato a portare avanti il lavoro della band per tutto questo tempo. Questo modo di affrontare le cose, di cui siamo orgogliosi e di cui non molte band possono vantarsi, ha portato ad avvenimenti importanti nel corso degli anni. Come riuscire a pubblicare quattro album, avere la possibilità di condividere il palco con band di levatura internazionale e portare la nostra musica al di fuori dei confini nazionali. Per i tempi che corrono possiamo dirci molto soddisfatti di tutto ciò.

Prima dell’uscita di “Chronicles Of Ordinary Hatred” (la recensione) sono trascorsi quattro anni di silenzio discografico. Cosa è successo in questo lasso di tempo?

Beh, “The Concreteness of Failure”, la nostra precedente release è stata per noi una svolta notevole, il disco che ha segnato un cambiamento di rotta nel songwriting tipico dei Mothercare, rivisitato dopo anni in cui era stato mantenuto pressoché invariato. Inutile dire che la genesi di TCOF ha sicuramente affaticato a livello mentale un po’ tutti, ed una volta uscito, ce lo siamo goduto portandolo in giro nei vari live per tre anni buoni. Dopo questo periodo le idee hanno ricominciato a fluire dando origine ai brani di Chrinicles of Ordinary Hatred. Meglio tardi che mai!

Dopo la festa/concerto che avete realizzato nel 2014 per i due decenni di attività, avete deciso di incidere qualcosa di nuovo. Cosa è scattato in quella occasione e che serata è stata? So che sono saliti sul palco anche ex membri della band…

È stata una bellissima festa per tutti, quasi la totalità degli gli ex membri della band sul palco con noi e il pubblico ha percepito quanto quella giornata fosse importante, dimostrandoci una partecipazione quasi commovente.
Al tempo avevamo un paio di brani pronti, ma poche altre idee…. Forse la serata ha avuto l’effetto inaspettato di sbloccare quel meccanismo subdolo del panico da “pagina bianca” con cui tutti i musicisti prima o poi devono fare i conti.

Parliamo delle tracce del vostro ultimo lavoro. Avete realizzato qualcosa a metà tra un Ep ed full length. Come mai questa scelta?

Come ti dicevo prima, è stato un lavoro in divenire, partito come Ep ma poi esteso quando la vena creativa è ripartita. Ci siamo trovati davanti ad un lavoro che non era definibile nè Ep nè full lenght. Il tempo da cui ci stavamo lavorando ormai era maturo e il disco equilibrato così com’era composto. Abbiamo deciso che ci piaceva così, una scelta fuori dagli schemi come spesso abbiamo fatto.

In alcuni brani vi sono anche delle guest di tutto rispetto, potete raccontarmi come sono nate queste collaborazioni?

Come forse saprai, Kreative Klan è l’etichetta discografica di famiglia… Nel senso che Mirko l’ha creata qualche hanno fa e la sta nutrendo con passione tutt’oggi. Il fatto di essere cosi vicini ad una realtà discografica e di produzione ci dà la possibilità di frequentare praticamente una fucina di idee e di contatti. Bene o male conosciamo tutte le band che registrano i loro album al Kreative Klan Studio (www.kreativeklanstudio.com). Questo ci da modo di farci nuovi amici e di trovare diverse collaborazioni artistiche.

La tracklist vede anche la presenza di due cover: “Piss Angel” e “Relics”, che sono due cover dei Pig Destroyer e Nasum rispettivamente. Come mai avete scelto queste due tracce?

“Relics” è stata una scelta quasi “obbligata”. Volevamo rendere omaggio ad una delle band grind che è stata tra le più influenti del panorama mondiale e rinnovare la memoria di Mieszko, leader della band, prematuramente scomparso ed ospite del nostro secondo full length “Traumaturgic”.
La seconda cover invece è stata scelta tra diversi brani di band, sempre della scena grind. Abbiamo pensato che “Piss Angel” fosse la scelta più azzeccata vista sia la caratura della band, i Pig Destroyer, e sia la possibilità di poterla “arrangiare” nel più perfetto stile “Mothercare”.

Nel vostro sound convergono thrash metal, qualche sfumatura death, molto groove, voi vi definite Pain Core Metal/Thrash/Grind. Da cosa nasce questa definizione? Quali sono le componenti che costituiscono i trademark dei Mothercare?

In realtà le componenti stesse definiscono il trademark… Thrash e grind sono le nostre basi musicali. Il pain core è stato definito da noi come perfetta rappresentazione del nostro genere, dove la sofferenza è alla base dei nostri testi e la genesi delle idee che portano alla scrittura dei brani.
Il dolore lo conoscono tutti, a differenza di molte altre cose, può essere condiviso dall’intero tessuto sociale.

Il 1994 sembra un’epoca lontana, non solo dal punto di vista temporale, ma anche per l’evoluzione musicale. Come è cambiata la scena italiana in questi anni?

Il problema è che sia cambiata così poco a nostro avviso. Le band hanno più possibilità di farsi conoscere oggi piuttosto che nel 1994, quando i primi modem 56Kb facevano il loro ingresso nelle nostre camere piene di poster dei Metallica e dei Sepultura.
Oggi come 20 anni fa la passione è molta… Ma vediamo i tempi attuali come più subdoli, la rete ti da modo di sperare molto di più, molti contatti ma poco o niente si concretizza. Queste continue speranze deluse non fanno bene allo spirito delle band…
Le opportunità di fare qualcosa di grande sono poche oggi ed erano poche ieri, per il paese in cui viviamo e per la situazione della discografia in generale. Forse 20 anni fa si andava avanti molto più perché non si sapeva cosa c’era al di là della siepe, oggi la presa di coscienza avviene molto più velocemente.

Nel corso degli anni avete collezionato numerosi live, qual è quello che ritenete sia stato più importante per voi? Escludendo ovviamente la festa dell’anno scorso…

Sicuramente le date fatte con i Napalm Death hanno segnato in maniera indelebile la storia della band, una in particolare a Trento davanti a circa 4.000 persone rimarrà impareggiabile.

Quali sono gli appuntamenti importanti per l’anno in corso? Ci sono dei live già programmati o altre attività promozionali?

Abbiamo diversa carne al fuoco per la primavera estate che si andrà a confermare nelle prossime settimane, per ora vi invitiamo tutti al Borderline di Modena il 7 marzo 2015 per una serata a 4 band che promette di essere una manna per gli ortopedici della zona.

L’intervista è conclusa, vi ringrazio immensamente per il tempo che ci avete dedicato. Come di consueto a voi il messaggio di congedo. A presto!

Grazie a Metal in Italy per lo spazio, grazie a tutti per essere arrivati alla fine ed aver letto fin qui! Vi aspettiamo ai nostri live per qualche sano scuotimento di testa!