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Mr.Riot: “Same Old Town” – Recensione

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Sono dei sognatori ed il disco serviva loro per avere tra le mani qualcosa di reale. Non per avere qualcosa che li tenesse con i piedi per terra (anche perchè secondo me non ne hanno alcuna intenzione), ma perchè forse quel sogno americano vorrebbero trovarlo sul pianerottolo di casa, ad immediata disposizione.
Same Old Town” permette ai Mr.Riot di sognare attraverso la musica e quella grande passione chiamata rock’n’roll.
La loro prova discografica è un inno al graffiante rock melodico di chiaro stampo americano, ma è soprattutto un inno alla libertà, di movimenti, di pensiero. Libertà di vivere.

Il gruppo di Novara ha uno spiccato senso del divertimento e tutto è trasmesso in ogni singola vibrazione del disco.
Mi piace la loro genuinità: sono sicura che se anziché in Piemonte vivessero oltreoceano si ripeterebbero ogni mattina le situazioni imbarazzanti che si palesano nell’intro: una voce di donna che entra in una stanza a soqquadro, fetida di alcool e sudore, impregnata di sapori ed esperienze vissute la sera prima. Questo spirito goliardico diventa il motore che alimenta ogni canzone di “Same Old Town”, anche se ci sono momenti in cui la band si prende una pausa, come se avesse coscienza di doversi dare una calmata.
Si parte subito forte con la triade “Scream And Shout”, “Rock ‘n’ Roll” e l’omonima “Mr.Riot”: in particolare quest’ultima mi ha dato l’impressione che stesse iniziando il telefilm “Saranno Famosi”… Poi mi sono ricordata che ho appena detto che sono dei sognatori e allora ho collegato.
Spezza l’atmosfera incalzante di chitarre la malinconica “Illusion” che è proprio quel break che la band si pende per allontanarsi momentaneamente dal “riot” quotidiano. E’ un bel pezzo, che a tratti ricorda le ballad dei Sailing To Nowhere ed in quanto a spirito goliardico ci siamo, anche se in contesti differenti.
Anche i Mr.Riot salpano per l’America, ma ne sono assolutamente consapevoli e la canzone (“America” appunto) è stata scelta come brano di lancio per il nuovo lavoro discografico. Opzione azzeccata perchè contiene un po’ tutto quello che la band intende mostrare di sè.
In “Sexy Photograph” molto bella è la soluzione jazz con piano e sax a raccontare meglio quel mondo che s’insegue, così come bella e la soluzione in acustico per “Spread Our Love”, con la combine tra prima e seconda voce che fa venire in mente le canzoni strimpellate attorno ad un falò tra i cactus dell’antico West.
E se proprio vogliamo continuare a parlare di bellezza, menzioniamo anche la voce di Stevie Lee: mi piace perchè non è impegnativa, ma allo stesso tempo racchiude molta personalità.

I Mr.Riot sanno cantare e suonare. Sembra scontato, ma non lo è. Probabile che qualche pecca ci sia in fase di composizione perchè ci si culla troppo sul clichet del rock’n’roll del “così è nato e così ve lo diamo”.
La titletrack è messa in chiusura dell’album, ma non bisogna credere che sia una scelta mortificante, anzi. C’è una chiave di lettura anche qui: dopo tutto il viaggio ed il sognare, si torna alla realtà, a quella “Sam Old Town” che è la città di sempre, quella che li vede alzarsi la mattina per guadagnarsi la pagnotta.