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No Good Advice: “Prehistoric Overdrive” – Recensione

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I No Good Advice hanno i Black Sabbath nel sangue, questo emerge chiaramente dall’ascolto di “Prehistoric Overdrive”, Ep che la band torinese pubblica per Last Sound Design.

Stoner Rock aggressivo e pachidermico è ciò che affiora dall’ascolto dei cinque brani, il cui sound cupo e tagliente colpisce sin dalle prime note dell’opener “Killer Karma”. Le chitarre di Livio Cadeddu e Lorenzo Moffa giocano sicuramente un ruolo fondamentale, dal momento che sono i due axemen con i loro riff marci e soffocanti a dipingere le sfumature di un quadro a tinte grigie. Vengono utilizzati prevalentemente accordi corposi, arricchiti da passaggi che collegano tra loro progressioni ansiogene e melodiche allo stesso tempo.

Livio lo troviamo anche dietro al microfono e ci offre una prova davvero notevole: il suo timbro è sporco e graffiante, una voce rabbiosa che non disdegna passaggi più soft, mantenendo però sempre intatta quella base sinistra che è fondamentale nell’economia della band. Ben assortita anche la sezione ritmica, Enrico Paternò al basso e Giacomo Passarelli non svolgono un ruolo da gregari, ma contribuiscono in egual misura a sostenere un sound di grande spessore, alternando passaggi veloci ad altri più atmosferici e cadenzati.

In qualche frangente emerge anche un’anima Heavy Metal old school, come in “I’ve Buried The Undertaker”, il cui riff principale ci riporta indietro di qualche decade; ma la spina dorsale rimane sempre quella dei Black Sabbath. Non mancano riferimenti anche ad un’altra band storica, ovvero i Motörhead, come testimoniato dall’incipit della successiva “Long Way To Roam”.

“Prehistoric Overdrive” è un Ep con un bagaglio musicale importante, ma con lo sguardo che rivolto al futuro. I brani, nonostante siano abbastanza lunghi, risultano comunque molto piacevoli e durante l’ascolto i minuti sembrano volare via velocemente, sintomo che i Nostri riescono nell’intento di catturare l’attenzione dell’ascoltatore.