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Outrider: “Foundations” – Recensione

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Gli Outrider nascono nel 2008 e, a distanza di quasi dieci anni, si presentano con il loro album di debutto ed una formazione rimasta invariata sin dagli esordi.

Questi ragazzi si sono fatti le ossa sui palchi e “Foundations” ne è una vivida testimonianza, perché i brani contenuti in questa release riflettono una dimensione live di grande impatto ed un’attitudine Rock/Metal di stampo moderno. I dieci brani colpiscono infatti per l’aggressività dei riff di chitarra di Roberto Gatti ed Andrea Fossati, abrasivi e coinvolgenti, sui quali si erge la voce di Alberto Zampolli. Il vocalist riesce ad alternare parti tirate ad altre più raccolte, con un timbro graffiante in ogni frangente, comprese le aperture melodiche di ampio respiro.

Ottimo anche il lavoro svolto da Davide Rovelli al basso, il quale non si limita al compito “ritmico”, ma contribuisce alla creazione di linee melodiche, facendo bella mostra di sé in più di qualche occasione, come nella parte introduttiva di “Empty Shell Of Me”. Sulla stessa lunghezza d’onda il batterista Federico Sala, il cui drumming incisivo riesce a sottolineare accelerazioni e passaggi più “atmosferici”.

La produzione di “Foundations” è stata curata da Marco D’Andrea, chitarrista dei Planethard, presso i Magnitude Recording Studio di Seregno e la resa sonora è davvero eccellente. Come già detto in precedenza, gli Outrider hanno una forte connotazione Rock e ciò si riflette anche nei suoni scelti, ottenendo così una resa sonora naturale, assolutamente non artefatta.

Difficile scegliere un brano piuttosto che un altro, dal momento che tutte le composizioni riflettono l’anima della band, seguono una direzione ben precisa e non ci sono filler. Quasi dieci anni di esperienza si riflettono pienamente in questo debut album che ci consegna una band matura, che si muove all’interno di un genere molto affollato, ma nel quale gli Outrider sono in grado di far ascoltare la propria voce.