Home News Roy Zappia: “Inseguiamo Pokemòn invece dei sogni. Il mio sfogo nella musica”

Roy Zappia: “Inseguiamo Pokemòn invece dei sogni. Il mio sfogo nella musica”

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Una delle primissime recensioni pubblicate da Metal In Italy (siamo online da novembre 2014) fu quella dedicata ad “Impressions“, l’album degli Inside The Hole, band metà siciliana e metà lombarda che ci aveva colpito per quel rock diretto e graffiante e per la personalità del leader Roy Zappia che abbiamo poi “ingaggiato” un anno fa per raccontare l’esperienza dello stesso Zappia nei Venus Mountains nel loro minitour negli States.
. Esclusiva Metal In Italy – Roy Zappia in “Travel Diary Around The USA” pt.1

Come spesso accade, però, degli Inside The Hole se ne sono perse un po’ le tracce, nonostante il buon lavoro discografico facesse presupporre una continuità, sia live che in studio, che invece non c’è stata.
Qualche giorno fa poi, Roy Zappia ha pubblicato un appello in cui cercava dei musicisti per “rifondare” gli Inside The Hole e, poco dopo, un video solista.
Che cosa è successo agli Inside The Hole? E quel video pubblicato, dal titolo “Let’s Play Another Blues” cosa significa?

Domande alle quali risponde proprio Roy Zappia in un’intervista che diventa un po’ uno sfogo, un racconto di se stesso e di cosa è successo nell’ultimo anno e che accogliamo e pubblichiamo con piacere.

Ciao Silvia e ciao a tutti i lettori di Metal in Italy.
Le risposte alle due domande sono molto collegate l’una all’altra:
Ciò che mi piace nella musica è l’immediatezza nell’approccio, quel guizzo di fantasia, di creatività, di genio folgorante che trasmette una determinata emozione che potrebbe cambiarti la giornata. Ciò non vuol dire che disdegni, o non abbia, un approccio ragionato, affatto.
Ma trovo che a ragionar troppo su un qualcosa alla fine, fammi passare il termine, ci si “sragiona”.
Nell’ultimo periodo credo che negli Inside The Hole si fosse persa proprio questa immediatezza emotiva nell’approccio e vivere il tutto come un dovere piuttosto che un piacere, o viverla come un lavoro, purtroppo poco remunerato, piuttosto che come una suonata tra amici. Il che non vuol dire essere non professionali.
E’ vero, dopo tanti anni devi saperti motivare, rinnovare, altrimenti rischi di cadere nel limbo del “qualsiasi cosa fai è tutto inutile”.

Ma l’aspetto ludico nella musica per me è fondamentale, in primis mi devo divertire e devo trarre vibrazioni positive dal contesto.
Se penso ancor prima di fare una prova, un concerto, un disco, una sessione di studio, che ogni cosa sia fatica sprecata generante frustrazione perché non ci vivo appieno, allora probabilmente sarebbe meglio, sia per me, sia per chi mi circonda, che faccia qualcos’altro.
In questo modo si trasforma la musica da un qualcosa di bello in qualcosa di deprimente.
Questo penso sia stato l’aspetto cruciale.

Il tempo passa ed ognuno ha i propri obiettivi nella vita ed è giusto che si faccia di tutto per realizzarli,
per quanto mi riguarda il mio obiettivo è quello di suonare il più possibile, aspirando al massimo ma aspettandomi il minimo.
E’ giusto avere ambizioni, è talvolta frustrante avere aspettative.
Probabilmente le aspettative generali riposte negli ITH erano tante, e la frustrazione derivante per la poca pecunia e il non riuscire a passare da uno status di “famigerato underground” ad uno status di maggiore importanza, hanno fatto in modo che la situazione implodesse.
Ed è altrettanto vero che col tempo cambiamo modi vedere e pensare per cui agiamo di conseguenza e per quanto mi riguarda ho perso molto tempo a cercare di spiegarmi il perché di questa implosione anziché trovare altra gente con cui suonare.
Quindi in tutto questo turbinio stravolgimenti mentali, gli ITH sono stati fermi, ma presto si tornerà a fare musica, c’è materiale per un secondo album e forse anche per un terzo, presto troverò le persone con cui riprendere il percorso ITH.

Al momento mi trovo in Sicilia e, dopo un periodo personale molto buio in cui ho comunque concluso il mio percorso di studi, sto lavorando sul ritrovarmi emotivamente ma soprattutto reagire e dire le cose come ho sempre fatto,
sbattendomene se queste possano essere un problema.
Sono altresì stanco di pensare che il mio modo di vedere le cose sia sbagliato o poco attinente alla realtà,
in quanto probabilmente troppo sanguigno, energico, sognante, rispetto ai tempi che viviamo.
Da questa necessità di reagire nasce “Let’s Play Another Blues”, registrata chitarra e voce live nella mia stanza con un microfono a condensatore, minimale proprio.
Emotivamente è stato per me uno sfogo, volevo suonarla. Non avevo in mente di farne un video, ma la registrazione mi piacque tanto: l’impatto e il feeling mi piacevano, e pensando fosse un peccato lasciarla marcire nel pc, l’ho pubblicata, senza aspettative nè menate varie.
Per quanto riguarda il testo, è un’ulteriore reazione all’andazzo dell’esistenza umana ove ormai si dà solo importanza al denaro, il quale è diventato l’unico metro di valutazione per essere considerato una persona degna di nota, invece rispetto, educazione e sentimenti non contano molto.
Mi fa incazzare il fatto che ora più che mai conta molto di più l’apparire che l’essere, diventando ancor più bigotti e moralisti che negli anni addietro, fieri cavalieri di un’era in cui all’avanzamento tecnologico fa da contraltare un istupidimento progressivo e generale dell’essere umano, e così ci si ritrova ad inseguire pokemòn, anziché sogni”.

Roy Zappia – Let’s Play Another Blues