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Stormwolf: “Swordwind” – Recensione

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Gli Stormwolf incarnano appieno l’essenza dell’Heavy Metal e lo fanno a partire dall’immagine che propongono, passando per il sound che emerge dal loro album “Swordwind”.

Si tratta di un’autoproduzione di qualità, sia nel packaging molto curato che nella proposta musicale, sicuramente debitrice nei confronti della tradizione Metal, ma che comunque regala forti emozioni ed ha una resa accattivante.

Una band sicuramente votata all’aggressività, grazie a riff di chitarra ad opera di Francesco Natale, il quale ci delizia anche con assoli ben congegnati che denotano un’ottima preparazione tecnica, sostenuti dal drumming possente di Jack Stiaccini e dal basso di Mark Castellaro. Decisamente azzeccata anche la prova della vocalist Elena Ventura, il cui timbro si adatta perfettamente al tappeto musicale.

L’intento dei Nostri è quello di difendere la tradizione Heavy Metal di ottantiana memoria, ma non si limitano a copiare i “fondamentali”, dal momento che la band ligure cerca di rivisitare la tradizione in chiave moderna, fornendoci una propria interpretazione. Non mancano i riferimenti al Power teutonico, tantomeno contaminazioni Hard Rock, ipervitaminizzato, il che contribuisce a rendere il tutto più fruibile e scorrevole.

La produzione, seppur potente, può sembrare leggermente fredda e poco naturale, ma si tratta comunque di una questione di gusti ed io l’ho apprezzata, dal momento che riesce comunque a lasciare spazia ad ogni strumento, senza che ci siano prevaricazioni di sorta.Nella tracklist sono comprese tre cover: “Rock and Roll Gypsy” dei Saxon, “Crazy Nights” dei Loudness e “All We Are” dei Warlock.

La band è di recente formazione, ha quindi ampi margini di miglioramento e soprattutto la possibilità di fortificare la propria personalità, ma la base di partenza risulta decisamente convincente, “Swordwind” è una prova di forza che colpisce duro.