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The Big Jazz Duo: “Enemy” – Recensione

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Cominciamo questa recensione facendo un po’ d’ordine: i The Big Jazz Duo non sono in due e soprattutto non fanno Jazz. Assodato questo punto fondamentale, possiamo dire che “Enemy” è spettacolare, non c’è altro da aggiungere.

Nati da ex membri di Screaming Venezia, decidono di dirottare il loro sound dal Metalcore ad un più muscoloso Death Metal tecnico con spunti sinfonici, trovando così la giusta amalgama cristallizzata nel loro primo Ep “Of Imperishable Heroes” e successivamente nel debutto sulla lunga distanza “Enemy”.

Lasciamo da parte il paragone con altre bands, i TBJD sono dei musicisti dotati, che dimostrano una grande padronanza degli strumenti e creatività nello scrivere riff intricati, breakdown che elevano vere e proprie dighe in cemento armato e blast beats fulminanti. In un genere come quello proposto dai cinque ragazzi non è facile comporre brani che godano di una certa personalità, che non corrano il rischio di essere confusi gli uni con gli altri, perché qui ogni episodio è studiato sin nel minimo dettaglio. Ottimo il lavoro svolto dalle chitarre di Riccardo Gilardenghi e Fabrizio Gesuato, opportunamente coadiuvati dal basso martellante di Simone Salerno e dalla batteria di Alessandro Pigoni, inarrestabile e preciso come un orologio svizzero. Da rimarcare anche la voce di Thomas Franceschetti, che non si abbandona mai a passaggi clean, nemmeno nei frangenti melodici.

Non c’è bisogno di giungere all’ultima traccia “The Darkest Hour” per capire che “Enemy” sia una grande release: con “Limbo” è già tutto chiaro, perché i The Big Jazz Duo non hanno intenzione di fare prigionieri. È così che riff al fulmicotone, che denotano un ottimo affiatamento tra i due axemen, si alternano a breakdown più ortodossi, blast beats e passaggi quasi Mathcore. Non contenti di tutto ciò, i Nostri trovano spazio anche per un intermezzo melodico, fatto di piano, synth ed organo supportato da una massiccia ritmica. Altre legnate in arrivo con “The Shepherd”, la formula rimane invariata ed il brano porta con sé la stessa dose di malvagità del precedente. Con “Descendent” la situazione diventa ancor più complicata, perché è un piacere prestare orecchio alle due chitarre che sembrano rincorrersi tra ritmiche in palm muting e fraseggi intricati. I The Big Jazz Duo inseriscono nella tracklist anche un brano strumentale, si tratta di “All Those Who Wander Are Lost”: pianoforte, synth, archi e cori sinfonici danno vita a quasi tre minuti di struggente e sinistra melodia, che sembra coniugarsi perfettamente con il mood della successiva “The Hollow Sunset”. Qui ritroviamo gli stessi elementi, i quali creano un’atmosfera inquietante che si tramuta poi in un vero e proprio assalto sonoro. Concludono l’album “Haunted”, anch’essa introdotta da un pianoforte, dal quale le chitarre riprendono il tema melodico che viene declinato in chiave brutale, “The Three Beggars” e “This Darkest Our”, che si conclude con una struggente melodia di pianoforte.

Alla fine delle nove tracce si ha l’impressione di aver percorso una strada tortuosa, fatta di atmosfere lugubri e raggelanti, stretti nella morsa del terrore, un viaggio che termina nella disperazione assoluta, dipinta dalle note finali dell’ultima traccia.

“Enemy” è un grande album, che consigliamo a tutti gli amanti del Death-vagamente-core, a chi ama la sperimentazione in questo campo e non disdegna aperture tristemente melodiche.