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Wildime: “Beams of Bones Walls” – Recensione

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Beams Of Bones Walls

Vogliono dare l’impressione di essere selvaggi, in realtà sono i primi a lasciarsi prendere dal rock melodico e dal concetto di amore che si carpisce dalle lyrics.
I Wildime con “Beams of Bones Walls” offrono al pubblico quel groove metal “d’accompagno”, quello che eleggeresti a colonna sonora delle faccende quotidiane.
Un lavoro onesto, dove voce e chitarra infondono quel calore tipico del Sud che solo un sorso di whisky sa dare.

I colpi veloci delle distorsioni, le atmosfere da wild west, l’assiduo ricorrere al wah wah, per poi flirtare con il dolce acustico: ecco le caratteristiche principali che sintetizzano la release dal punto di vista del sound.
Ma per quanto la band si “sforzi” a far la parte della “bella e impossibile”, puntando sulla rudezza della resa melodica, è con le ballad alla Black Label Society che riesce a dare cuore ed anima.
Un esempio è la traccia “Let Me Turn In You”: brano nostalgico ed introspettivo che anticipa l’altrettanto dolce “Lost In Your Eyes”… Poi non mi venite a dire che non sono romantici!

La scelta stilistica dei Wildime è chiara: chitarre in tutte le salse! Per i cultori dello strumento, “Beams of Bones Walls” è un album da ascoltare e riascoltare, per cogliere la passione nutrita nei confronti della musica prodotta dal – letteralmente – saper toccare le giuste corde.
Un album “caloroso” e allo stesso tempo semplice da recepire, seppur caratterizzato da voli pindarici in termini di costruzione. Infatti si passa dalle specializzazioni più pure in termini di Southern Groove come in “Black Conspiracy” o “Dirty Faith”, alle atmosfere da “corazon espinado” di “Lost In Your Eyes”, come si diceva, per tornare a premere il grilletto in “Pull The Trigger” dove il Groove diventa rock servito con ghiaccio, accompagnato da snack veloci da sgranocchiare come in “Welcome To Bricklane”.
Da menzionare il mastering affidato a Marco “Cinghio” Mastrobuono e Matteo Gabbianelli negli studi della Kick Studio Recording di Roma. Contando che i nostri hanno base a Palermo, direi che il viaggio – lo stesso intrapreso ed esplicato in questo debut – sia stato qualcosa per cui sia valsa la pena.