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Witches Of Doom: “Andare in tour è un’ ottima palestra per testare una band”

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Tra poco più di due settimane i Withces Of Doom partiranno per un tour europeo in compagnia di Michale Graves (ex-Misfits), per questo motivo, in collaborazione con K2Music Management, abbiamo intervistato la band, per tastare il poslo della situazione e scoprire qualche novità sul prossimo album.

Ciao ragazzi, bentornati sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo questa chiacchierata dal vostro primo tour europeo. A breve partirete con Michale Gravez per una serie di date, come vi state preparando?

Ciao Stefano e grazie per ospitarci di nuovo nelle tue pagine. Si questo è il nostro primo vero tour europeo, che durerà un paio di settimane circa, e farà tappa in molte città in Austria, Germania, Belgio e Olanda. Graves, avendo militato nelle fila dei Misfits in un paio di album, gode di un buon seguito e quindi speriamo di suonare davanti a un pubblico numeroso.
Stiamo attraversando un buon periodo di forma, dal momento che abbiamo quasi terminato le registrazioni del nuovo disco e stiamo ripassando la scaletta da portare in tour, che però sarà incentrata sui primi due album.

Come detto, per voi è la prima volta in Europa. Quali sono le emozioni che state vivendo? Immagino che prevalga l’eccitazione all’idea di affrontare un viaggio del genere…

Siamo carichi per questa nuova esperienza. In passato siamo andati a suonare nei Paesi Baltici per alcune date da soli, ma far parte di un tour così imponente con un nome consolidato negli anni come Graves ci trasmette una grossa dose di energia.
Per quanto mi riguarda al momento sono tranquillo, come gli altri della band. Sicuramente un po’ di ansia ci verrà il giorno della prima data. D’altronde si suona meglio quando si è un po’ tesi.


Come state preparando la setlist? Sarà sempre la stessa o pensate di modificarla a seconda delle serate? Ci sarà anche qualche cover?

Guarda suoneremo 40 minuti circa e sceglieremo quelle che riteniamo le tracce più rappresentative dei due album. Canzoni come Lizard Tongue e Witches of Doom ce le chiedono sempre quindi le faremo anche in tour. Per le cover faremo New Year’s Day degli U2 un pezzo che piace molto e per il quale abbiamo ricevuto molti commenti positivi, quindi crediamo sia un buon biglietto da visita per il gruppo. Comunque, suonando in molte città, alterneremo un paio di scalette così da non annoiarci troppo.

Il riferimento alle cover è dovuto al fatto che recentemente avete preso parte al tributo ai Death SS. Cosa ha rappresentato per voi prendere parte a questa compilation? Come avete reinterpretato il brano?

Siamo stati contattati dalla Black Widow di Genova che gli serviva una band da inserire all’ultimo momento. Avevamo una settimana per preparare Kings Of Evil e cercare di farla nostra. In una sola prova abbiamo riarrangiato il pezzo cercando di suonarlo come se fosse un brano dei Witches. Credo che il risultato sia molto positivo, infatti abbiamo ricevuto i complimenti anche da Steve Sylvester, il che ci ha molto gratificati. Quando scegliamo le cover da registrare ci piace stravolgere l’originale. Riprodurre la nostra versione uguale all’originale per noi non ha senso. Meglio rischiare. Far parte di un tributo così imponente, che seguiva a distanza di anni il primo capitolo, ci fa essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto fino ad ora. Evidentemente stiamo remando nella giusta direzione.

Tornando al tour che vi aspetta, cosa sperate possa aggiungere al vostro bagaglio di esperienze sia a livello umano che musicale?

Sicuramente più affiatamento e consapevolezza nei nostri mezzi. Stare insieme per tanto tempo, condividendo gli stessi spazi per un lungo periodo, non è facile e quindi è un banco di prova per vedere come funzioniamo insieme. Quando abbiamo suonato all’estero in passato avevamo una line up diversa da questa. Per quanto riguarda l’aspetto musicale quando si ha a che fare con professionisti come Graves si imparano sempre cose nuove.

Tra l’altro immagino che sia un’ottima “palestra” per cementare ancora di più l’affiatamento tra i membri della band. Siete d’accordo con me?

Assolutamente si. Come dicevo prima quando ci si imbarca in questi tour si consolidano i rapporti umani tra i membri della band e si condividono gli stessi obiettivi. Andare in tour è un’ ottima palestra per testare la professionalità del gruppo sulla lunga distanza.

Il compito delle band di apertura non è mai facile, perché spesso gli spettatori accorrono per gli headliner. Con quali “armi” intendete catturare l’attenzione dei presenti?

Noi come arma utilizziamo sempre la stessa, cioè i nostri brani. Credo che scegliere una buona scaletta bilanciata dei brani sia fondamentale per conquistare il pubblico. Dal vivo cercheremo di coinvolgere il pubblico con l’orecchiabilità dei nostri brani. Credo che il pubblico di Graves possa essere interessato alla nostra miscela di goth stoner e industrial. Alla fine anche se Graves è piu’orientato verso l’horror punk, ormai il pubblico è abbastanza aperto mentalmente per accogliere la nostra proposta musicale.

Sui social c’è chi critica le band underground che vanno in tour con un grosso nome, altri invece criticano chi parte per un tour europeo da headliner…insomma, secondo voi, cosa deve fare un gruppo per farsi conoscere anche all’estero?

Sui social vieni criticato per qualsiasi cosa tu faccia. Ovviamente critiche fatte sempre alle spalle, poi magari di persona ti dicono che sono tuoi grandi fan ahahaha. Comunque tornando alla tua domanda l’unico modo per fare il salto di qualità e farsi notare da un pubblico più vasto è quello di muoversi, appunto, e aprire per qualche tour importante, questo perchè le label più grosse notano questo in una band e, prima di investire su un gruppo, guardano se la band si muove dalla propria città. Altrimenti vieni catalogato come una realtà locale. Ormai i dischi con una buona qualità di registrazione e un copertina accattivante li possono fare tutti e quindi, per farsi conoscere, bisogna muoversi dalla propria realtà. Riempire il locale sotto casa serve fino a un certo punto. Poi, se posso aggiungere una mia considerazione: a molti gruppi mancano i brani. Tanti si concentrano sulla tecnica strumentale o sullo stage show, ma poi quando ascolti i loro brani non ti rimane nulla. Nè un riff nè una melodia da cantare sotto la doccia. Scrivere i pezzi bene è una delle cose piu’ importanti per me.

Prima di lasciarci vorrei porvi una domanda sul futuro discografico della band: so che state lavorando al terzo album. Potete darci qualche anticipazione? Cosa dobbiamo aspettarci?

Siamo un gruppo che non ama ripetere lo stesso disco due volte di seguito ed, anzi, ci piace rischiare cercando di mantenere il nostro marchio di fabbrica, cioè un mix tra goth-stoner-doom e industrial. Questo terzo capitolo è un connubio tra l’approccio più rock di Obey e la maturità di arrangiamenti di Deadlights. L’elemento in più di questo nuovo lavoro è che ci sono alcuni brani che virano verso un hard rock molto anni ’80 ed altri che addirittura possono ricordare gli Alice in Chains. Insomma ci piace navigare nelle sonosrità cupe e nere degli ultimi 40 anni di musica heavy, scegliendo diversi sapori a seconda del brano.
Alla fine dell’album abbiamo messo un brano molto lungo che a livello di sonorità sarà una vera sorpresa per tutti.

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