Home Interviste Bilancio Rock In Park, Filippo Puliafito: “Un risultatone!”

Bilancio Rock In Park, Filippo Puliafito: “Un risultatone!”

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E’ l’evento della (pre)estate milanese, un Festival che negli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio ed il rispetto in ordine a quelli che sono gli standard qualitativi della musica made in Italy.
Parliamo del Rock In Park, fest che ha tenuto sveglio il Legend Club di Milano per circa un mese, con 80 band pronte a portare la loro carica sul palco. Come ogni grosso evento che si rispetti anche qui non sono mancati i momenti della polemica: tutto surclassato poi dalla soddisfazione di chi ha vissuto il Rock In Park, sia da protagonista che da spettatore, ma soprattutto da organizzatore.
E allora godetevi questa intervista fatta al direttore artistico del Fest, Filippo Puliafito, l’uomo dei collage e dai raffinati modi di dire a chi ancora non ha capito come funziona il tutto di stare a casa e non contribuire ad affossare la musica.

Eccoci Fil. Facciamo un primo bilancio.
Un bilancio molto positivo, con bei feedback da parte del pubblico, addetti ai lavori. Ci siamo divertiti. Abbiamo fatto delle grandi serate, alcune eccezionali come affluenza di pubblico. Avendo utilizzato anche l’area esterna al locale, siamo riusciti a fare serate con 800/900 presenze. Un risultatone per quella che è la musica dal vivo oggi.

Come funziona il reclutamento delle band? Quanto tempo si impiega?
Nell’arco dell’anno comincio a farmi delle idee. Vado a vedere qualche concerto, nascondendo il fatto che sono il direttore artistico di un festival. Vado a vedere come funzionano certe band, che appeal hanno sul pubblico. Prendo appunti con la mente. E quando viene il momento di mettere giù il cartellone del festival mi baso su quello che ho raccolto: conoscenze, contatti ed anche le band che mi piacciono. Credo infatti che se a me piace una band, questa può piacere anche ad altri. La parte difficile è cercare di essere obiettivi e scindere i rapporti di amicizia che inevitabilmente si creano, da quello che è l’aspetto prettamente musicale…

Anche perchè immagino che il lavoro di un direttore artistico sia quello di tenere conto dei gusti di tutti e di fornire un’offerta variegata…
Certo. Anche perchè come hai visto ci sono state 80 band… Non dico che tutte fossero sopra la media, perchè sarebbe ridicolo, ma la qualità era molto alta da parte di tutti.

Ci sono band che propongono?
Diciamo che la parte più difficile è saper dire no a tutti quelli che si propongono. Mediamente ricevo una ventina di email al giorno…

E perchè dici “no”?
Dipende. Le valuti. Non è che dico no a tutti. Io credo che il direttore artistico debba conoscere molto bene il territorio, le band che abbiano una bella presa sul pubblico, che suonino in maniera impeccabile, che offrano un bello spettacolo. Devi avere tu le idee chiare. Molte delle band che si propongono a volte sono situazioni anche un po’ ridicole… In una serata normale, posso anche decidere di metterti in apertura perchè sei una band emergente e devi farti conoscere. Ma in una serata del Rock In Park, dove è riconosciuta la qualità di chi ci suona, io non sono obbligato a farti suonare. Non me lo ha ordinato il dottore! E’ brutto da dire, non voglio tirarmela, ma avendo faticato per far conoscere questo festival, scendere di livello qualitativo per dare un’opportunità a tutti, non è corretto. Come dice un mio amico fonico: “Molta più sala prove, molto più studio e meno palchi potrebbero far bene alle persone”.

filippo rock in park 2

Per questa edizione c’è stata qualche défaillance dell’ultimo minuto?
Si abbiamo avuto i The Unders che dovevano suonare domenica 14 ma il cantante, Davide, è anche il bassista degli Io?Drama e loro dovevano aprire il concerto degli Afterhours. Essendo un tournista c’erano dei contratti da rispettare, così mi ha chiamato e mi ha detto che la band non avrebbe potuto esserci. (il concerto degli Afterhours poi è stato annullato a causa del maltempo, ndr.)

C’è stata una piccola polemica, un piccolo diverbio via social intorno al 7 di giugno. Che cosa è successo?
Credo che tu ti riferisca al fatto che qualcuno aveva attaccato il festival ed il locale perchè avevamo messo sulla locandina la dicitura “consumazione obbligatoria”.
Dunque, dall’inizio abbiamo detto che c’erano delle serate a pagamento, con biglietto fisso e con serate ad ingresso gratuito.
L’aver scritto “Consumazione Obbligatoria” era più un invito a chi veniva alle serate con la birra da casa. Un modo per dire: noi ti offriamo un concerto, una bella serata che ha anche un costo… bevitela una birra!
Nessuno all’ingresso del locale ti chiedeva i soldi! Era un invito a quelli che sostengono che in Italia non esiste più niente, che i locali così, che la musica dal vivo colà e poi se ne vengono con la birra da casa, a dire “guarda, stai a casa!”, a me non servi, alla musica non servi.
Era solo un monito per questa gente anche perchè nelle prime tre serate (perchè la dicitura “consumazione obbligatoria” è comparsa alla quarta) ho dovuto mettere due dei miei ragazzi a pulire il parco dalle bottiglie lasciate là per terra da altri. Capisci che mi stai facendo un danno? Io devo pagare delle persone per togliere la tue porcherie che ti porti da casa. Questo era un modo carino per dirti “Stattene a casa”, altrimenti avrei potuto scrivere “Vaffanculo, stattene a casa e bevitela sul divano la birra”.

Qual è stato il momento che ricordi con più emozione?
Ogni sera ha avuto una storia a sè… Non voglio fare il nome, ma una persona che non vedevo da tanti anni perchè non vive più in Italia, è venuta apposta per farsi un giro al Festival e dirmi “hai fatto un grandissimo lavoro”. E’ stato molto emozionante.

C’è invece qualcosa che avresti voluto cambiare, qualcosa che non è andato nel verso giusto?
Se l’analisi viene fatta in maniera obiettiva, di cose da cambiare ce ne sono tante e le cambierò. L’errore, se rimane errore, resterà tale. Se viene preso e messo in bella vista fa sì che la prossima volta non lo farai. Con venti date, un mese e mezzo, 80 band… come dico sempre io “una merda la schiacci!”. E’ per la legge dei grandi numeri!

C’è una band in particolare che vorresti portare sul palco del Rock In Park 2016?
Noi facciamo due edizioni all’anno. Quella gigantesca tra maggio e giugno e quella a settembre in chiusura dell’estate. Sono riuscito ad avere la conferma di Scott Weiland, ex cantante degli Stone Temple Pilots… Non ci sono andato leggero a sto giro!
Poi c’è una band che sto cercando di portare da un po’ di tempo… Devo fare ancora un paio di telefonate. Per l’edizione estiva stiamo ragionando su un’unica data per un grosso evento da tenere nell’area esterna del parco. Voglio portare una band italiana famosissima nel mondo. Sono amici carissimi… Per problemi di spazio non posso portarli nel locale… E c’è anche un’altra band emergente ma molto forte che vorrei portare, ma anche loro, per motivi di spazio avranno bisogno di un’area più grande.
Sono due nomi davvero grossi, specialmente per Milano.
Non voglio fare nomi per scaramanzia, ma se succede sarà una bomba!

Domanda Off Topic, anche se non tanto: Se dovessi scegliere un’immagine che ti rappresenti, tra i tanti collage in cui ti abbiamo visto protagonista, quale sarebbe?

Questa:
filippo rock in park

 

Abbiamo detto tutto Fil. Cos’altro vuoi aggiungere?
A me piace ringraziare di persona chi è venuto a suonare e a vedere il festival. Io raramente sto nel locale e mi godo lo spettacolo. Amo ringraziare personalmente, e non via social, tutti. Un ringraziamento doveroso però a voi, a tutte le webzines che ci hanno sostenuto perchè senza di voi avremmo fatto sicuramente molta più fatica.