Home Interviste Dead Like Juliet: la band che si schiera apertamente contro le discriminazioni

Dead Like Juliet: la band che si schiera apertamente contro le discriminazioni

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E’ dal nord più a nord dell’Italia che arriva un messaggio forte e chiaro: “no” a qualsiasi forma di razzismo e\o discriminazione.
Meglio ancora se questo tipo di messaggio arriva in musica. Esattamente come hanno fatto e stanno facendo gli altoatesini Dead Like Juliet, giovani metallers che sanno il fatto loro e che impariamo a conoscere meglio in questa intervista.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito con le presentazioni: chi sono i Dead Like Juliet? Quali le tappe fondamentali della vostra carriera?

Ciao a tutti! Noi siamo i Dead Like Juliet, gruppo Metal dall’ Alto Adige. Per iniziare, nel 2014 abbiamo fatto un tour all’estero per la prima volta. Quest’anno stiamo vivendo una fase molto importante, da quando abbiamo rilasciato il nostro primo LP “Stranger Shores” che ci sta consentendo di raggiungere nuovi fan in tutto il mondo.

Dopo due EP arriva il primo album sulla lunga distanza. Come lo descrivereste dal punto di vista “sonoro”? Cosa deve aspettarsi chi si avvicina a voi per la prima volta?

“Stranger Shores” non è un album lineare. Abbiamo sperimentato con diversi generi ed influenze, come Nu Metal, Rap, Rock e Punk. Le varie tracce creano un’atmosfera molto eterogenea. “Those Rivers” è un brano veloce e aggressivo, molto adrenalinico, mentre “Scared” ha vibes più malinconiche, e poi c’è “Coming Home” che suscita senso di appartenenza alla propria casa, un riparo su cui potremo sempre contare.
Nella sua interezza, “Stranger Shores” rimane sempre un album molto pesante ma che lascia spazio a melodie molto catchy.

Da dove è nata l’idea di inserire tastiere e synth in un genere nel quale vengono scarsamente utilizzate?

L’idea di inserire tastiere è nato assieme al gruppo. Non volevamo partire con un line-up classica, e con le tastiere abbiamo più possibilità di esprimere al meglio la nostra creatività musicale.

Tra i temi trattati ce ne sono di politici, personali, ma so che come band vi schierate contro il fascismo, razzismo ed ogni forma di discriminazione. Qual è il messaggio che volete trasmettere a chi vi ascolta e vi segue dal vivo?

Avendo la possibilità di raggiungere un grande pubblico giovane con la nostra arte, cerchiamo di esprimere le nostre idee politiche e i nostri valori etici. In un mondo in cui pian piano le idee fasciste stanno nuovamente venendo alla luce, dobbiamo tutti quanti difendere la dignità di ogni essere umano, a prescindere da etnie, religioni, credi ed orientamenti sessuali. La resistenza contro le forze di estrema destra è il nostro dovere, non è una cosa straordinaria, è una cosa ovvia. Al di là dell’interesse politico cerchiamo di dare ai nostri ascoltatori qualche input positivo, un po´di motivazione, ispirazione e fiducia.
Ognuno può fare la differenza. Ci sono cosí tante cose importanti da fare e momenti belli da vivere e condividere. Bisogna soltanto trovarli e goderseli.

Avete deciso di fare tutto da soli, promozione compresa. Come mai questa scelta? Quali sono i vantaggi che avete riscontrato dal gestire ogni cosa in prima persona?

Sì infatti. Soprattutto per le registrazioni del disco eravamo molto più flessibili. Se non ci piaceva una parte di una canzone potevamo anche provare e esperimentare per giorni finché tutti erano contenti. Questo è una cosa che non potresti mai fare in un studio col sound engineer. In più, facendo tutto da soli siamo più vicini ai nostri fan, ai promoter e in generale a tutte le 
persone che ci aiutano e supportano in qualche modo. E questo per noi è un vantaggio enorme. Fra un po’ però faremo una collaborazione con un’agenzia che rispetta le nostre 
etiche DIY.

I Dead Like Juliet sono attivissimi dal punto di vista live, nel corso degli anni c’è qualche esperienza che ricordate con piacere?

Ci sono veramente tante esperienze che ricordiamo con piacere. Forse quella più bella era quando abbiamo suonato al Taman Festival. Era un festival direttamente sulla spiaggia del mare nero in Russia. Era una giornata d’estate e suonando si vedeva il mare. Poi, essendo anche un raduno per motociclisti, mentre suonavamo in tanti hanno girati con le Harley Davidson attorno al palco. Hahah!

Tra l’altro so che ci sono tanti appuntamenti in programma…essendo una band Hardcore/Metal immagino che il palco sia il vostro habitat naturale, più che lo studio. Giusto?

Decisamente! L’energia dei live non è paragonabile con nient’altro. Immaginate noi stessi spaccando uno studio di registrazioni… hahah! Noi siamo fatti per il palco! 

Il nuovo album sarà disponibile sia in versione fisica che digitale, anche streaming. Da questa scelta, comune a tante altre band, desumo che la fonte di guadagno non provenga principalmente dalle vendite discografiche…

Hai ragione. Ma non siamo un gruppo che è in piedi per i soldi. È più importante vedere che i nuovi brani piacciano alla gente. È quello ciò di cui viviamo veramente! 

Quali saranno gli impegni per questo 2018? Immagino che sarete impegnati soprattutto nella promozione dell’album…

Si esatto. In più, suoniamo in qualche festival in estate e torniamo in Russia a settembre. Faremo anche qualche data italiana. Vogliamo anche suonare al sud per la prima volta. Dita incrociate!

Bene ragazzi, vi ringrazio per l’intervista. A voi l’ultima parola, lasciate un messaggio ai nostri lettori. A presto!

Grazie a te Stefano, ascoltate il nostro nuovo album “Stranger Shores” e diteci cosa ne pensate! Stay tuned – annunceremo un paio di date italiane fra pochissimo! Ci vediamo lì! A presto