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Furor Gallico: abbiamo a cuore la terra su cui camminiamo e respiriamo

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L’uscita del secondo album “Songs From The Earth” (leggi qui la recensione) (Scarlet Records), non ha fatto altro che confermare l’indubbio valore dei Furor Gallico, impossibile lasciarsi sfuggire l’occasione di parlare con la band e presentare al meglio l’uscita discografica.

Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Furor Gallico sono una band molto conosciuta nel nostro Paese, vorrei comunque che vi presentaste ai nostri lettori, raccontandoci le tappe fondamentali del vostro percorso.

Ciao a tutti! Siamo i Furor Gallico, veniamo da Monza e ci siamo formati nel 2007: negli anni abbiamo avuto l’onore di dividere il palco con gruppi del calibro di Finntroll, Eluveitie, Moonsorrow e molti altri…nel 2011 è uscito il primo album omonimo sotto Massacre Records e dal 2013 collaboriamo con Bagana Rock Agency per quanto riguarda booking e management.
Dopo diversi anni e infiniti cambi di lineup siamo finalmente felici di presentare il secondo album Songs from the Earth, uscito per la nostrana Scarlet Records!

Parliamo subito dell’ultimo lavoro: “Songs From The Earth” è un album maturo, con una precisa identità e ricco di spunti, non solo Folk Metal. Come è nato quest’album? Qual è stato il percorso che avete seguito per la creazione delle tracce?

Ti ringrazio, ci fa molto piacere! In realtà non abbiamo seguito un percorso ben preciso: le canzoni sono nate in sala prove, partendo da qualsiasi tipo di input (sia un riff, una linea vocale, o un groove di batteria) e privilegiando una visione d’insieme; di conseguenza, ognuno di noi ha potuto partecipare attivamente alla composizione mettendo a disposizione il proprio bagaglio di influenze, non solo musicali. Sicuramente, rispetto al primo album, abbiamo cercato di metterci qualcosa in più e curare il più possibile certi dettagli che in passato erano stati trascurati.

Nonostante la componente Folk sia parte integrante del vostro sound, vi sono elementi provenienti da diversi generi, mi riferisco a “Diluvio” “Squass” e “Steam Over The Mountain”. Potreste parlarmi di questi tre brani?

Come ti dicevo, ognuno di noi viene da esperienze molto diverse e tutte queste influenze si riflettono nella stesura dei brani: i tre che hai citato sono fra gli esempi più lampanti!
Squass prende spunto da una leggenda bergamasca che parla di un folletto che si diverte a prendersi gioco degli ubriachi: è un po’ la canzone festaiola del disco, e ci siamo divertiti ad inserire alcuni stacchi swingati per simulare il “doposbronza” dei malcapitati e dare al pezzo un effetto teatrale, per così dire. Gli altri due invece sono un po’ degli esperimenti: non avevamo mai affrontato certe sonorità in passato ed è stata una bella sfida inglobare le influenze più heavy e moderne (nel caso di Steam) o rock (Diluvio), rivisitandole comunque nel nostro stile.

Sebbene sia una domanda scontata, vorrei sapere il perchè del titolo “Songs From The Earth” e la sua connessione con l’artwork, che rappresenta con un albero secolare e le sue radici il vero collegamento con la Terra.

Il titolo riassume il concetto del disco. Abbiamo a cuore la terra su cui camminiamo e respiriamo, e questo disco è incentrato sul divario uomo-natura, sull’amore e odio che accomuna noi e la terra. Il disegno è opera di Kris Verwimp autore della nostra prima copertina e di molti altri lavori tra cui Marduk, Vital Remains, Absu, Suidakra ecc ecc.. l’unica indicazione che ha ricevuto è stato il testo di The Song of the Earth, brano d’apertura del disco. La quercia in primo piano disegnata con volto umano rappresenta il legame indissolubile tra l’uomo e la natura, che tuttavia, a causa dell’avidità che sempre più spesso contraddistingue l’uomo, non esiste sempre. Da qui la presenza dei teschi sulle radici.

Dal punto di vista concettuale, quali sono gli argomenti trattati dalle liriche? Credete che la musica possa essere un buon veicolo per diffondere il proprio messaggio?

Le tematiche dei testi riguardano soprattutto il rapporto uomo-natura, come già ti dicevo, e alcune leggende del nostro territorio (Squass, La Notte dei Cento Fuochi). Come per la parte musicale, diamo molta importanza anche alle liriche, ma senza preoccuparci troppo di quali argomenti parlare: in generale, le storie che raccontiamo esprimono le nostre esperienze e la nostra visione del mondo, sotto molteplici aspetti.

Vi siete avvalsi anche dell’ apporto di altri musicisti, ospiti d’eccezione su alcune delle tracce, potreste dirmi come sono nate queste collaborazioni e perché la scelta è ricaduta proprio su di loro?

Per quanto riguarda Federico Paulovich (Destrage), che ha registrato tutte le batterie del disco, la scelta è stata fatta in un momento delicato, in quanto la registrazione è coincisa con il periodo del cambio di batterista; di conseguenza, abbiamo deciso di affidarci a lui per una questione di tempistiche.
Gli altri ospiti, invece, sono amici di lunga data e per noi è stato un grande piacere averli sull’album: mi riferisco a Simon Papa, dei Materdea, che ha prestato la sua voce su To the End, a Luca Veroli dei Diabula Rasa, alle cornamuse su Nemain’s Breath e La Notte dei Cento Fuochi, e a Sergio Colleoni, fra gli organizzatori del Fosch Fest, che si è occupato della direzione dei cori.

Due album all’attivo, tantissimi concerti non solo in Italia, una grande notorietà e tanto supporto da parte dei fans, vi ritenete soddisfatti dai risultati ottenuti fino a questo momento?

Assolutamente, per noi è una grande soddisfazione! Contando che abbiamo iniziato quasi per gioco, senza alcuna pretesa, non avremmo mai immaginato di arrivare a tanto e la cosa ci riempie di gioia. Poi come andrà andrà, per ora pensiamo a goderci il presente e a divertirci come si deve portando sul palco le nostre storie!

Come intendete supportare l’uscita dell’album? Avete in previsione un tour o altre attività correlate alla promozione? Magari anche un video…

Sì, abbiamo già pianificato il tour primaverile, che è partito il 22 febbraio scorso al Cernunnos Pagan Fest di Parigi e si estenderà fino a giugno per una decina di date (fra cui il Release Party al Circolo Colony di Brescia, il 28 febbraio), in cui toccheremo varie parti del nostro Paese. Per il resto, stiamo valutando diverse opzioni, ma non c’è nulla di certo, quindi…state sintonizzati!

Visto che i Furor Gallico sono molto attivi dal punto di vista live, vorrei sapere da voi quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato nel corso degli anni sia in Italia che all’estero.

Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate all’inizio della nostra attività, quando ancora non sai come muoverti, quando, come è giusto che sia, non hai uno staff che ti segue e che ti da una mano a gestire i live… fortunatamente ci fermiamo qui, abbiamo avuto senz’altro molta fortuna… grosse problematiche in sede live, a parte quelle citate e che sono normali nella carriera di una band, non ne ricordo proprio…

Bene ragazzi, l’intervista è conclusa. Vi ringrazio per la disponibilità e vorrei che foste voi a concludere con un messaggio sia ai vostri fans che ai nostri lettori. A presto!

Ti ringrazio per lo spazio concessoci e ne approfitto per rivolgere un saluto e un ringraziamento speciale a Stefano, Laura e Simone, che sono stati di vitale importanza per l’attività del gruppo e per il loro apporto a Songs from the Earth: senza di loro, non sarebbe stato lo stesso!
Inoltre, ringraziamo tutte le persone che ci seguono e collaborano con noi (fan, amici e addetti ai lavori): ci si vede sotto il palco!
Ciao e a presto!