Home Interviste BS Bone: “La musica underground è indispensabile per lo sviluppo delle sottoculture”

BS Bone: “La musica underground è indispensabile per lo sviluppo delle sottoculture”

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“Cerberus Bone” è il titolo del primo full-length dei BS Bone, trio Alternative Heavy Rock attivo dal 2017. Dalla dicotomia tra l’inutilità e l’essenzialità alla consapevolezza del fallimento, in questa intervista esploreremo le intricanti sfaccettature di questo viaggio sonoro.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Come è nata l’idea di formare i BS Bone nel 2017, e quali sono stati i fattori chiave che vi hanno spinti a unirvi come band?

Vyper: “Siamo un trio della provincia di Campobasso, precisamente di Sant’Elia a Pianisi. Il progetto nasce nell’estate del 2017 e fin da subito l’idea è stata quella di scrivere brani inediti. Inizialmente le canzoni erano forse orientate più su un sound hard rock/blues, ma con il tempo abbiamo affinato il tiro e ne è venuto fuori un Alternative Heavy Rock a tinte Stoner.
Etichettare il genere musicale non mi piace in quanto, a mio modo di vedere le cose, rischia di rendere settoriale quello che di base non lo è; nella nostra fattispecie penso sia difficile incanalarci in un singolo genere, soprattutto perché siamo ispirati da diversi generi e correnti musicali, anche molto diverse tra loro, che spaziano dallo Sleaze Metal di stampo ottantiano al Grunge ed all’Alternative degli anni ’90, senza trascurare il tanto amato Thrash Metal del nostro chitarrista”

Come avete gestito le sfide iniziali nel processo di formazione della band, dalla selezione del nome alla definizione del vostro sound caratteristico?

Vyper: “All inizio illustrai la mia idea a Steve, tanto che qualche giorno dopo eravamo già a buttar giù delle idee, lavorando su del materiale che avevamo scritto singolarmente tempo prima; passano una decina di giorni, contattiamo Leo e tra una birra il progetto iniziava a prender forma. Per quanto riguarda il nome, una sera tra tutte le varie alternative venne fuori Bone Bandsaw ”che letteralmente sta a significare la sega a nastro taglia ossa. Concettualmente sembrava abbastanza affascinante, però mancava ancora qualcosa ed invertimmo le parole. Se ricordo bene in seguito Steve propose di abbreviare Bandsaw in BS e così che il nostro moniker ha preso vita!”.

Riflettendo sulla vostra crescita come band, quali sono gli insegnamenti chiave che avete tratto dalle vostre esperienze in questi anni?

Vyper: “Rilasciare prima una Demo e successivamente firmare un contratto con una label indipendente per la registrazione di un album è un passo importante che senza ombra di dubbio ci ha fatto crescere tanto sotto molto punti vista, sia artistici sia manageriali. Oltre alla musica vera e propria, potrei citarti la scelta delle grafiche, la scrittura dei video, i contenuti per i social e tutto ciò che concerne l’altro lato non prettamente musicale”.

Il vostro primo full-length, “Cerberus Bone”, è un concept album che affronta temi profondi come l’inutilità contrapposta all’essenzialità e l’inadeguatezza che diventa consapevolezza del fallimento e rivalsa. Come lo avete sviluppato e quale messaggio volete trasmettere?

Vyper: “Non si tratta propriamente di un concept album in senso stretto. Non c’è nessun protagonista cui si basa l’intera storia; non è stato fatto nemmeno uso di un leitmotiv ricorrente. Si tratta di un disco in cui comunque ogni canzone tratta tematiche in cui c’è un pessimismo latente, figlio del periodo storico in cui viviamo e di quella che è la nostra generazione”.

Il vostro sound è descritto come un mix di rabbia e alienazione ispirato da spaccati di vita quotidiana. Come conciliate le vostre diverse influenze musicali all’interno della vostra musica e come queste influenze si riflettono nei vostri brani?

Vyper: “Penso si tratti di un processo naturale: ognuno porta le proprie esperienze, senza forzare nessun meccanismo e senza fissare dei paletti”.

Nel vostro stile musicale, notiamo una fusione di tre background musicali differenti. Come si è sviluppata questa sinergia tra di voi e come avete navigato attraverso le differenze musicali per creare un suono coeso?

Vyper: “Come dicevo precedentemente, avere background musicali differenti lo definisco un valore aggiunto, perché hai una visione più ampia di ciò che stai creando; c’è una continua discussione costruttiva che non si avrebbe se la si pensasse esattamente sempre nella stessa maniera”.

Come definireste l’urgenza espressiva che caratterizza i vostri brani e in che modo questa si riflette nella vostra performance live?

Vyper: “Ogni brano è nato per essere suonato dal vivo, i live sono il carburante di tutto questo meccanismo chiamato Rock n ’Roll”.

“Cerberus Bone” sembra affrontare la complessità della nostra generazione e la necessità di una prospettiva più ampia. Qual è il vostro punto di vista su come la musica può influenzare il cambiamento sociale e rispondere alle sfide della nostra epoca?

Vyper: “La musica ha influenzato il cambiamento sociale nel corso degli anni, di conseguenza penso che possa farlo anche oggi. Sono cambiati i protagonisti, i mezzi con cui il messaggio viene veicolato, ma la sostanza resta la stessa. Ponendo l’attenzione sulla musica underground, supportarla e tenere vivo l’interesse per la scena, è indispensabile per lo sviluppo delle sottoculture, a prescindere dal segmento di cui esse facciano parte. È così triste l’omologazione alla massa ed a tutti gli standard che in tutti i modi cercano di inculcarci”.

Qual è il vostro brano preferito nell’album e perché? C’è una storia particolare dietro a una delle tracce che vi piacerebbe condividere?

Vyper: “Penso che ogni ascoltatore maturi una propria idea personale durante l’ascolto di un brano e descrivere a cosa sia ispirato, possa ridimensionare il suo pensiero ed il suo modo di porsi. Per quanto riguarda i brani posso citarti “Dsyfunctional Souls”: è la mia preferita durante i live!”.

Guardando al futuro, quali sono i vostri prossimi progetti e quali obiettivi volete raggiungere come band nel prossimo anno?

Leo: Sarebbe bello arrivare ad esibirsi su qualche grande palco, come credo sia il sogno di ogni musicista. Restando invece con i piedi per terra, adesso ci concentriamo a lavorare sodo, a crescere e migliorare portando il nostro prodotto musicale in più posti possibili. Per fortuna ad oggi stiamo riscontrando note molto positive ed un grande affetto dal pubblico.