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Housebreaking: “Muovete il culo anche per le band meno famose!”

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Mariano Fontaine, chitarrista degli Housebreaking e profondo conoscitore della scena Metal italiana (oltre che internazionale), è uno che di peli sulla lingua non ne ha, in questa chiacchierata abbiamo parlato dell’ultimo album “Against All Odds” (la recensione), uscito per Bakerteam Records, ma anche di tanti altri argomenti che riguardano la musica nostrana. Dalle cover band ad internet, passando per i ragazzi che muovono il culo solo per band famose…

Ciao Mariano, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito dall’ultimo album degli Housebreaking: avete firmato per Bakerteam Records e tirato fuori un album esplosivo, sietecontenti per il risultato ottenuto?

Ciao Stefano, grazie mille del supporto che ci dai. Giusto ricordare sempre chi dà supporto incondizionato alle band underground. E si, direi proprio di si, siamo contentissimi di quanto fatto fino ad ora e dei risultati che stiamo ottenendo dopo tanto sbattimento, tanti anni, tanti casini e tante pugnalate alle spalle. Il deal con Bakerteam è arrivato del tutto inaspettato ed è stata una bellissima cosa. Voglio dire, eravamo sicuri di aver fatto un buon lavoro ma ricevere interessi da varie label è stato indubbiamente gratificante. Poi Bakerteam, sotto label della Scarlet, è stata la ciliegina sulla torta.

Negli ultimi mesi la band ha subito un sostanziale cambio di line up, questo ha influito anche sul songwriting o l’anima della band è rimasta invariata?

Cambiando i quattro quinti della line up è normale che il songwriting sia diametralmente cambiato. Non sono un despota, anche se a parecchi piace dire questo e penso che una band è veramente una band quando si rispettano sempre le idee altrui che, oltre ad essere valide, tra le altre cose, sono sempre le
benvenute. Diciamo che di fondo rimane l’incazzatura globale. Ecco, ora siamo, probabilmente, più incazzati di ieri. Infatti a mio parere “Against all odds” è molto più oscuro del precedente “Out Of Your Brain”. Rabbia interiore.

“Against All Odds” è un album che ha ricevuto critiche positive da più parti, quali sono le caratteristiche che lo rendono particolarmente appetibile?

“Against all odds” è un album che deve essere capito. Se non sei di larghe vedute non ti piacerà mai. Perché? Perché non è un album facile. Non è prettamente Death Metal, ne tantomeno “alla moda”, né Swedish, né Power, né Thrash né old school Hardcore. Quindi se sei pronto alle variazioni stilistiche in un tessuto Death va bene, se invece ti piacciono le cose standardizzate i nuovi Housebreaking non sono per te. Per fortuna nostra molti recensori hanno capito l’album e addirittura più di qualcuno ci ha definito come “innovatori”. Sinceramente è un po’ troppo ma la cosa ci lusinga enormemente. Addirittura l’Inglese Powerplay, magazine a tiratura nazionale ci ha dedicato una pagina sana nelle recensioni. Siamo lusingati, veramente tanto, soprattutto perché poi l’Inghilterra è la patria del Metal, quindi…

Come sono nati i brani contenuti nella track list? C’è una mente dietro le composizioni o vi affidate alle jam session in studio?

L’album è stato concepito, in linea di massima, nello stesso modo in cui lo fu “Out of your brain”: io e Simone (le due chitarre) insieme a Jean (voce) ci incontriamo a casa mia e mettiamo su riff su riff con gli amplificatori al minimo in modo da non avere la cosiddetta “botta” di volume che molte volte disorienta solamente. In questo modo abbiamo provato e riprovato tutti gli attacchi, le variazioni, i ritornelli. Quando poi eravamo abbastanza convinti portavamo il brano in saletta dove veniva finito per bene con tutti gli arrangiamenti del caso e l’inserimento della voce.

C’è una traccia che per soluzioni compositive o testo rispecchia maggiormente l’anima e l’attitudine degli Housebreaking?

Tutte rispecchiano in un modo o nell’altro l’anima della band. Personalmente preferisco brani come “Stay Away”, che rappresentano la mia anima Punk Hardcore ma quella è una semplice constatazione personale.

Tu sei una “vecchia volpe” del metal italiano, hai osservato l’evoluzione della scena nostrana, tastando il polso della situazione credi che nel nostro paese ci siano band valide? Perché faticano ad emergere?

Si, purtroppo direi proprio che sono una “vecchia volpe” che però non ci ha mai fatto un euro con la musica. Bel risultato direi…utile magari alla gloria ma non a camparci. E questo percorso di vita è veramente troppo, assurdamente, simile a tantissime realtà italiane. Tante belle e valide band che purtroppo non sono considerate minimamente dai mass media italiani. Questa musica non ha mercato in Italia. Per un periodo abbiamo veramente sperato che qualche cosa potesse cambiare, vedi gli anni ’90 con band valutate e riconosciute anche all’estero come Rhapsody, Labyrinth, Novembre. Ci hanno fatto veramente sperare in un cambiamento…Invece vedi oggi come siamo messi male.

Suonare dal vivo è un aspetto dal quale è impossibile prescindere per farsi conoscere, quanto è difficile attualmente trovare locali nei quali suonare musica propria piuttosto che cover?

La mia eterna lotta alle cover band, hahahahah!!! A dirla tutta le ho sempre invitate quando organizzavo festival underground nel basso lazio visto che portano gente. Ma odio profondamente le tribute band, posso farci poco. Ho tanti amici che suonano in cover band e non ho mai capito perché voler lasciare un segno del proprio passaggio terreno copiando gli altri quando in molti hanno od avrebbero veramente tante cose da dire dal punto di vista musicale. E invece copiano…carta carbone, carta straccia! Suonare live poi è diventata veramente una sofferenza. Non ci sono vie di mezzo, o lo fai a rimborso spese
oppure a livello di band mainstream. O ricco o povero. La via di mezzo non esiste. A chi vogliamo dare la colpa? Solo alle cover band? Non mi sembra il caso quindi diciamo che mi incazzo fortemente un po’ con tutti: da internet che manipola la testa delle persone anche se dovrebbe rappresentare il contrario, ai ragazzi che muovono il culo in massa solo per vedere la band famosa. Se muovessero il culo anche per farsi una birra nel pub a 2 km da casa dove suona una band underground magari le cose cambierebbero. Ma la vedo sempre più cupa e nera la situazione.

Attualmente si comunica tramite i social network, tu che appartieni ai tempi della carta stampata, pensi che oggi sia più facile farsi conoscere o finire nel dimenticatoio, sommersi da migliaia di band?

E si, purtroppo l’avvento di internet è stata una lama a doppio taglio. Sai, mi torna in mente una frase che scrissi su “Non siamo rockstar”, il libro che scrissi nel 2013: “…i social network su questo hanno migliorato tutto, rendendo i contatti infinitamente più veloci. Cosa essenziale. Ma forse oggi si corre troppo, inseguendo il nulla”. Ecco, penso che questa frase rappresenti alla perfezione quello che penso.

Tempo fa ho visto qualche scatto della band sul set di un video, cosa dobbiamo aspettarci dagli Housebreaking in questo 2016?

La verità è che dopo aver visto premiata la fatica di vedere pubblicato l’album ci siamo un po’ troppo rilassati e siamo diventati pigri. Quello che hai visto era il set delle foto promozionali della band e dell’album, era Maggio 2015. Per il video, che arriverà sicuramente entro la prima metà del 2016, stiamo andando molto a rilento e questa è una cosa che non sopporto. Ma abbiamo finalmente deciso la location ed ora con l’aiuto di persone valide nel settore che, tra l’altro… naaaaa… stop, il resto lo vedrete quando sarà tutto pronto… Ahahahaha!!!

Tu conosci una quantità indefinita di band, se dovessi scegliere tre cover da suonare dal vivo quali sceglieresti?

Sicuramente qualche cover Punk, live hanno un effetto devastante sul pubblico. Per anni, come ben sai, abbiamo chiuso i live con “Blitzkrieg bop” dei Ramones e l’effetto era afrodisiaco sia per noi che suonavamo, che per i ragazzi che pogavano come ossessi. Oggi ci aggiungerei “Overkill” dei Motorhead come giusto tributo al più grande artista Rock’n’Roll della storia. Una delle poche persone ad essere onesta e coerente sempre, Mr Lemmy Kilmister!!!

Rimaniamo in tema: fammi tre nomi di gruppi che ritieni fondamentali per la tua crescita artistica, ovviamente anche in riferimento alla tua attuale band…

A livello personale le tre band fondamentali sono sicuramente Metallica, Iron Maiden e Guns N’ Roses. E infatti qualche soluzione a “la Metallica” nell’album la trovi sicuro al 100%

Bene Mariano, siamo giunti alla conclusione di questa intervista. Ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso e lascio a te il compito di concludere con un messaggio ai nostri lettori ed ai vostri fans. A presto!

Grazie immensamente a voi che conosco da anni e del supporto che date a tutta la scena. Che dire? Il Metal è bello e anche salutare. Supportate la musica underground come supportate le band mainstream, date un ascolto all’album e se vi piace compratelo, lo trovate su tutte le piattaforme di vendita on line. Potete anche scaricarlo illegalmente ma sareste solo delle amebe senza palle e dei poser di merda che se ne sbattono il cazzo dei sacrifici degli altri. Ma giustamente a voi che ve ne frega?