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Infrared: “Quando riesci ad emozionare con ciò che ami fare, sei al settimo cielo”

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Hanno pubblicato il loro debutto sulla lunga distanza dal titolo “Souls”, il 12 ottobre c’è stato il release party, abbiamo così colto l’occasione per intervistare gli Infrared. Ci hanno raccontato le emozioni della serata, la genesi del nuovo disco e l’esperienza al RecLab Studio in fase di registrazione.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Prima di parlare del vostro nuovo album, vorrei che vi presentaste ai nostri lettori. Chi sono gli Infrared e come nasce la band?

Ciao Stefano è un piacere tornare sulle pagine di Metal in Italy, grazie!
Gli Infrared nascono nel 2015 da un progetto di Tania Tiozzo (voce) e Giovanni Mori (basso) che coinvolgono Fabio Cau alla batteria, arrivando nel 2017 all’attuale e definitiva formazione che vede Davide Gherardi alla chitarra. Ci siamo piaciuti sia musicalmente che personalmente ed è nata l’idea di creare una band… molto semplice!

Come avete plasmato il sound della band? Quando avete deciso di suonare insieme avete trovato anche un punto di incontro sulla direzione artistica da seguire?

Il sound della band deriva dall’incontro di gusti musicali molto differenti tra loro e dalla consapevolezza che sia più importante creare musica che ci piaccia ascoltare che relegarsi ad un unico genere musicale. Siamo onnivori e ascoltiamo un po’ di tutto, dai generi più estremi a quelli più mainstream. Questo ci dà la libertà, durante la composizione dei pezzi, di attingere ad una tavolozza di colori (arrangiamenti) più ampia ma ci offre anche la sfida di riuscire a creare un sound personale aldilà del genere suonato.

“Souls”, album di debutto sulla lunga distanza, arriva dopo l’Ep d’esordio. Cosa è successo tra le due release? Come si è evoluto il songwriting degli Infrared?

Tra l’EP e la pubblicazione dell’album abbiamo fatto molti live ed avuto la bellissima esperienza di aprire l’unica data italiana dei Jane’s Addiction a Milano al Fabrique, ma anche quella degli Antimatter e dei Rezophonic al Legend. Abbiamo composto una ventina di nuovi pezzi, una parte dei quali sono stati inseriti nell’ultimo album Souls. Il nostro songwriting sicuramente è cambiato in questi anni, si è evoluto ed ha avuto il tempo di sperimentare nuove sonorità che in parte sono state introdotte in Souls.

L’album si intitola “Souls”. Perché lo avete scelto?

L’abbiamo intitolato ”Souls” perché ogni pezzo rappresenta un’anima degli Infrared. ”Souls” è anche un brano dell’album, uno tra i nostri preferiti. È un lavoro molto eterogeneo e ogni pezzo rappresenta un piccolo mondo, sia come genere musicale che come mood. Il tema principale è il continuo contrasto tra fragilità, rabbia, abbandono e rinascita. Un percorso che nolenti o volenti siamo costretti ad affrontare durante il nostro cammino. In questo lavoro noi ci abbiamo messo il cuore e speriamo che ciò venga trasmesso a chi ci segue e ci seguirà.

L’uscita è stata preceduta da 3 singoli. Perché proprio queste 3 tracce? Tra l’altro anche il racconto per immagini è stato molto intenso ed emblematico.

L’album è stato anticipato dai singoli “Lifetime”, ”The End of My Beginning” e ”Plastic Veil”. La scelta è stata dura, abbiamo cercato di far uscire i pezzi che rappresentassero maggiormente l’intero lavoro nella sua varietà, ma anche i pezzi diciamo più orecchiabili e appetibili… Per i primi 2 sono stati prodotti anche 2 video girati da Steve Saints, un giovane regista italiano con un talento incredibile.

Per quanto riguarda lo studio di registrazione vi siete affidati al RecLab Studios di Larsen Premoli. Qual è stato il suo apporto al disco? Vi ha dato anche dei consigli?

L’apporto di Larsen è stato fondamentale per la realizzazione del disco. In parte perché RecLab Studios è un parco divertimenti per ogni musicista, vista la possibilità di attingere ad un enorme quantità di strumenti, apparecchiature ed accessori vari, sia perché Larsen ha maturato un’esperienza incredibile nella gestione dei suoni e della produzione musicale. È stato un lavoro meticoloso e curato nei minimi particolari. Sono state utilizzate decine di chitarre e bassi differenti, altrettanti amplificatori, sezioni di archi, theremin, synth, fiati, percussioni ed anche un Didgeridoo.

Recentemente c’è stato anche il release party. Che emozioni avete provato quella sera e come è stato accolto dai presenti in sala?

Il release party è avvenuto il 12 ottobre al Rock’n’Roll Club di Rho, dove praticamente abbiamo suonato in casa. Infatti è proprio in questo luogo che ci siamo conosciuti. È stato molto emozionante ed abbiamo ricevuto grande affetto e partecipazione dal pubblico. Ciò che abbiamo seminato in questi anni è servito a qualcosa e ne siamo molto orgogliosi.

Un musicista compone perché ha un’urgenza di esprimere la propria arte, ma anche per veicolare un messaggio. Quali emozioni volete tramettere con la vostra musica?

Noi componiamo soprattutto perché ci piace farlo, perché ci piace creare qualcosa che vorremmo ascoltare e perché ci piace stare sul palco. Quando poi vedi che c’è qualcun altro che apprezza ciò che facciamo allora abbiamo fatto tombola! Quando vedi che riesci ad emozionare con ciò che ami fare allora sei al settimo cielo e ti devi ritenere molto fortunato… speriamo di riuscire a trasmettere emozioni ancora per molto tempo!

Passata l’estate ci avviamo verso la fine del 2018. Che anno è stato per voi? Cosa state preparando per i prossimi mesi e per l’anno che verrà?

Il 2018 è stato l’anno della creazione di Souls, quello a venire sarà dedicato al live per farlo conoscere a più gente possibile. Il 17 novembre faremo una seconda parte di release party questa volta al rock’n’roll Club di Milano. Ci è piaciuto così tanto presentare l’album che vogliamo ripetere al più presto l’esperienza.

Grazie mille per la vostra disponibilità, lascio a voi le ultime parole per i nostri lettori. A presto!

Grazie alla redazione di Metal in Italy per l’ospitalità e grazie a tutte le persone che ci stanno sostenendo!
A presto…