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Obedience To Dictator: “Hogzilla” – Recensione

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Death Metal oscuro ed atmosferico, che alterna parti veloci e martellanti ad altre pachidermiche, così gli Obedience To Dictator con il nuovo Ep “Hogzilla” assestano un colpo durissimo e dimostrano di essere veramente una band tritaossa.

Cinque brani che attingono da Immolation, Malevolent Creation, ma anche da band più recenti quali Gojira e The Black Dahlia Murder, il tutto in circa venti minuti di massacro sonoro. I Nostri si destreggiano egregiamente tra brani tecnici ed altri meno strutturati, ma comunque di grande impatto, non disdegnando elementi dal groove più accattivante. Tra i campi solcati dagli Obedience To Dictator non mancano parti dalle melodie nostalgiche e sofferte, come nella conclusiva “Let Me Sleep”, dimostrando di possedere numerose frecce al loro arco.

Ottimo il lavoro svolto dalle chitarre, i due axemen si scagliano sull’ascoltatore con riff al vetriolo fatti di fraseggi articolati e progressioni più lineari; a supporto interviene la sezione ritmica, che conta su un basso martellante, ma ragionato quando serve, ed una batteria dinamica che non si fossilizza sulle ritmiche tipiche del genere, ma impreziosisce il tappeto musicale con stacchi e cambi veloci. Un esempio lo troviamo in “Solar Warden” dove fanno bella mostra di sé blast beats fulminei. Le vocals provengono direttamente dagli inferi, cavernicole e possenti, che si avvicinano in alcuni frangenti più al Black che al Death Metal.

“Hogzilla” non è un Ep rivoluzionario, ma in fondo non è necessario che lo sia: gli Obedience To Dictator sono maledettamente solidi, concreti e si presentano come una band coesa e che mira all’obbiettivo senza troppi giri di parole! Attendiamo una prova sulla lunga distanza, con la speranza che la band riesca a trovare quel quid in grado di farla emergere, quel particolare che permetta loro di oltrepassare il livello “standard”.

Gli amanti del Death Metal afferente alla band citate in apertura di recensione troveranno sicuramente di loro interesse questi cinque brani, un ottimo esempio di vecchia scuola che incontra sonorità a tratti più moderne.