Home Recensioni Temperance: “Limitless” – Recensione

Temperance: “Limitless” – Recensione

SHARE
temperance limitless

Fecero una buonissima impressione anche in seguito al loro lavoro d’esordio, risalente ad appena un anno fa; oggi i Temperance ci regalano questo nuovo “Limitless”, album composto da ben tredici tracce che suonano veloci, potenti, melodiche e ruffiane.

Per chi ancora non li conosce, possiamo affermare che le loro sonorità e lo stile si presentano in perfetta continuità col symphonic metal, arricchito da voce femminile, che tanti proseliti ha fatto e tanto successo ha riscosso negli ultimi quindici anni. In ogni caso, questa band riesce a congiungere i contenuti che ci sono così tanto chiari nel genere in questione, con spunti folk ed appunti melodici dal carattere molto personale. Questi ultimi sono fattori molto importanti, in un panorama che è già da parecchio tempo inflazionato e che ha potuto annotare la nascita e la distruzione (od implosione) di band simili, nel giro di poco tempo, a causa dell’esaurirsi repentino di idee originali e personali.

L’apertura del disco è affidata al brano “Oblivion” in cui si possono scorgere prontamente tutte le sfumature poc’ anzi enunciate e le mescolanze sonore, che si elevano tra riffs potenti a rimandi folk, conditi, per altro, da una voce (quella di Chiara Tricarico) la quale riesce a spaziare tra tecnica lirica ed un cantato chiaro e potente. La song “Amber & Fire” è più spiccatamente folkeggiante e sin dall’inizio, è l’intro di cornamusa, adagiato su un tappeto distorto, a darci l’idea di ciò che sarà il prosieguo di quello si rivelerà essere un ottimo brano. Qui, anche le linee vocali ricalcano l’approccio espressivo della natura sia folk che power. Si presenta in tutt’altra maniera “Save Me”, pezzo che denota, fin da subito, una matrice electro la quale si sviluppa lungo tutto il brano. In tale composizione le linee vocali ricordano molto gli svedesi Amaranthe, anche per l’alternarsi della voce femminile con quella maschile e per la struttura ritmica dal sentore metalcore. Ascoltando “Stay”, invece, ci si rilassa, trasportati dalle linee romantiche e melodiche che rappresentano l’essenza sia delle strofe che del ritornello; quest’ultimo prende forma su un’accelerazione ritmica. Anche in questa traccia, però, non mancano belle parti potenti e veloci, così come non manca il duetto tra la voce di Chiara ed il growl maschile.

Il pezzo “Mr. White”, che parte col cantato maschile, prosegue su un cadenzato, in tipico stile symphonic metal, espresso molto bene, negli ultimi anni, nella scuola olandese di tal genere (leggi Delain o ReVamp). Nel ritornello del pezzo in questione si evince a pieno l’impronta presente nelle band citate, quali mezzi di paragone appena avanzato. E’ davvero molto valida, sia dal punto di vista tecnico, nonchè per quello espositivo, la track “Here & Now” ove possiamo riscontrare ottime parti tecniche portate a compimento da ogni strumento ed in cui va sottolineata, per altro, l’ottimo appeal sonoro e dal sapore un po’ retrò, presente nell’assolo di chitarra. La song “Omega Point” presenta, invece, una struttura più ricercata; in questo caso anche l’esposizione vocale subisce un mutamento che fa di questo brano qualcosa di veramente sublime all’orecchio. Tale discorso di raffinatezza riguarda anche, sia il lato prettamente tecnico, che quello concernente gli arrangiamenti e le più piccole sfumature strumentali. Passando attraverso l’ascolto della potente e veloce “Me, Myself And I”, brano dalle tipiche caratteristiche degne del “singolone” ruffiano, ci soffermiamo sull’ orchestrale ed elettronica “Side By Side”, nella quale, all’impronta sontuosa, si unisce un ritornello commerciale e molto piacevole. Tali contenuti sono conditi da potenti riffs in stile Nightwish. Dalle caratteristiche molto più spicce e dai rimandi più hard rock anni ’90 è la bella “Goodbye”, nel cui corpo possiamo trovare, ancora una volta, strofe e ritornelli molto orecchiabili e piacevoli. Sono ancora una volta il carattere potente, condito da melodie orecchiabili e le sonorità elettroniche, le caratteristiche che accomunano i pezzi “Burning” e “Get A Life”. Un appunto particolare va fatto per elogiare gli arrangiamenti di tastiera presenti nel secondo di questi due brani appena citati. La chiusura del disco è affidata alla traccia che dà il nome all’ intero lavoro, ovvero “Limitless”. Questo è un pezzo che, in continuità con gli altri, presenta una struttura lineare e veloce che si sviluppa tra spunti elettronici, riffs articolati, doppia cassa e l’alternanza delle voci femminile e maschile. Al suo riguardo non si evince nulla di nuovo rispetto a quanto è contenuto nelle tracce precedenti e, sicuramente, tale brano non verrà ricordato come il pezzo di punta dell’album.

In ogni caso, il disco, nella sua totalità, è ben suonato (ed ottimamente prodotto), molto valido e convincente, soprattutto nella prima metà. In effetti si percepisce come la sensazione che esso, verso la fine, risulti alquanto monotono, non presentando composizioni dalle caratteristiche diverse tra loro. Azzardo, al riguardo, avanzare un appunto teorico secondo il quale, lo spartiacque tra le due differenti parti dell’album, sia rappresentato dalle note di “Omega Point”. Forse ciò è dovuto al limite che un genere così tanto sperimentato e presentato negli anni, nelle salse più disparate, presenti, alla lunga, un limite dettato dall’essenza stessa di quanto si va a proporre in termine compositivo. Nel caso dei Temperance, di contro, ci troviamo al cospetto di artisti preparati che, in ogni caso, sanno fornire alle loro composizioni la personalità necessaria per non scadere nella scontata ripetitività.