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TerrorWay: “The Second” – Recensione

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terrorway the second artwork

Come si evince dal titolo stesso, i TerrorWay con “The Second” giungono al secondo capitolo sulla lunga distanza e ci presentano undici tracce di tellurico Metal moderno carico di Groove.

Tra le influenze della band sarda troviamo innanzitutto Meshuggah, Strapping Young Lad, Lamb Of God e Pantera, dal momento che attraverso tutta la tracklist si alternano brani dalle sfumature differenti, seppur nel solco della continuità. Il termine “Djent” calza a pennello in questo caso, determinato dalle soluzioni di chitarra, in termini di composizione e resa sonora, che scaturiscono da un numero di corde sicuramente superiore alle canoniche sei.

I TerrorWay hanno una particolare predilezione nei confronti di ritmiche cadenzate e pachidermiche, grazie alle quali riescono anche a creare passaggi atmosferici, dotati di una forte connotazione melodico-progressiva. Effettivamente in “The Second” la componente progressiva è molto evidente e si unisce ad una voglia di sperimentare soprattutto nelle parti soliste di chitarra.

Come ben si addice ad una band del genere, non ci sono solo chitarroni possenti, ma anche una sezione ritmica martellante, con il basso che fa bella mostra di sé in ogni traccia e la batteria dotata di un suono davvero corposo. Accanto a composizioni dai Bpm più contenuti, ve ne sono altre in cui la band pesta sull’acceleratore, “Threshold Of Pain”, o come nel caso di “On The Edge” in cui emerge una componente melodica molto accattivante, unita a progressioni di accordi che si discostano dall’ossatura della band e si addentrano in percorsi differenti.

In conclusione “The Second” è un album che elargisce tante legnate, ma non si tratta di veemenza incontrollata, bensì di un ponderato volere di annichilire l’ascoltatore. Aggiungere qualche variazione in più sul tema principale può contribuire a migliorare una proposta già di per sé molto convincente.