Home Interviste Eversin: “All’estero c’è una componente collaborativa che in Italia non esiste”

Eversin: “All’estero c’è una componente collaborativa che in Italia non esiste”

SHARE

La voglia è quella di continuare a fare musica ancora per un bel po’, ma come tutte le altre band hanno bisogno di supporto.
Gli Eversin chiamano a raccolta gli amanti del Thrash condito dal Death, esattamente come quello proposto nell’album “Trinity: The Annihilation” (la recensione). Anche perchè sono convinti che “chi ha le palle si fa sentire soprattutto fuori dai social network”.
Ed allora diamo spazio a questi simpatici siciliani che hanno saputo avere riscontri molto positivi anche all’estero, maturando così la convinzione che in Italia, dal punto di vista musicale, siamo indietro anche per quanto riguarda anche i rapporti umani.

L’intervista:

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo la nostra chiacchierata con le presentazioni: chi sono gli Eversin e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?

Angelo: Ciao Stefano e grazie e a te per le bellissime parole che hai speso per il nostro ultimo lavoro “TRINITY: THE ANNIHILATION”; tutto nasce nel 2002 quando dopo sforzi disumani riusciamo a rilasciare il nostro primo demo intitolato Tenebra’s Dream, un lavoro Heavy Metal caratterizzato da varie influenze. Ai tempi ci chiamavamo Fvoco Fatvo ed eravamo una band estremamente diversa da quella che oggi sono gli EVERSIN, anche se ¾ dei membri sono rimasti gli stessi. Io, Ignazio e Giangabriele, cioè i tre membri fondatori, siamo stati sempre presenti e nel corso degli anni siamo stati accompagnati da altri musicisti, alcuni molto validi altri assolutamente inutili. Da quando nel 2008 abbiamo cambiato monicker in EVERSIN, abbiamo iniziato a concepire e vivere la band in maniera estremamente diversa. Il vero salto di qualità c’è stato con la nostra partecipazione ad un concerto tenutosi nel 2012 a Roma, headliner del quale erano i Death Angel; a fine concerto due membri dei Death Angel si complimentarono con noi per il nostro breve ma intenso show… secondo me lì è scattato qualcosa in noi che ci ha dato la spinta propulsiva per arrivare dove oggi siamo. Avevamo avuto un minimo assaggio di cosa è il Metal a livelli professionistici. Da lì in poi abbiamo avuto la fortuna, soprattutto grazie ad una persona speciale che ha creduto e che crede in noi, di confrontarci sia sul palco che in studio con nomi importanti nel metal mondiale: dai Megadeth ai Death SS, dai Destruction agli Entombed, dai Carcass ai Korn e con molti altri ancora.
Da due anni si è unito saldamente agli EVERSIN il nostro batterista Danilo e posso assicuranti che come si suole dire “abbiamo trovato la quadra”. Siamo pienamente soddisfatti di lui al 100% sia per la persona disponibile, umile che è, sia per le doti tecniche che sono assolutamente elevatissime.
Però non dirglielo, sennò si monta la testa.

“Trinity: The Annihilation” è il vostro terzo album, uscito già da qualche mese, come è stato accolto da pubblico e critica? Ho visto dalla vostra pagina Facebook che avete avuto recensioni un po’ in tutto il mondo…

A: TRINITY: THE ANNIHILATION è stato accolto molto bene sia dalla critica sia nazionale che straniera; a mio modestissimo avviso non poteva che essere così perché è un album realmente ben fatto; non sono io ha dirlo ma tutte le recensioni ad oggi ricevute.

Danilo: Sia il pubblico che la critica hanno reagito davvero positivamente, siamo contenti che il disco abbia avuto quest’impatto. Ad oggi dopo qualche mese dalla pubblicazione continuano ad arrivare ottime recensioni e complimenti. La cosa non può che darci conferma che abbiamo messo a segno un ottimo centro.

Da dove nasce l’idea del titolo e di far riferimento alla deflagrazione nucleare avvenuta in New Mexico nel 1945? Per gli Eversin il tema della guerra è ricorrente…

A: E’ stata un’idea di Ignazio che è tra l’altro il compositore di tutti i testi del disco.
I testi non vogliono raccontare la creazione della bomba nucleare bensì l’idea che sta alla base di tanta follia, facendo una larga riflessione sul perché l’uomo ha creato qualcosa che va in controtendenza alla sua stessa natura; perché creare qualcosa che può distruggerti definitivamente? Se ci si riflette realmente qualche secondo si capisce che con la creazione di quest’ordigno si è tracciata inderogabilmente la strada del definitivo annientamento dell’essere umano.

Ascoltando l’album si ha costantemente la sensazione di trovarsi immersi in uno scenario post-nulceare, non solo per le liriche, ma anche per l’atmosfera creata dalla musica. Come siete riusciti ad ottenere questo risultato?

A: Creare un ottimo connubio tra musica, testi e ambienti non è cosa semplicissima anzi tutt’altro; siamo riusciti a creare simbiosi tra musica e testi, cosa per noi indispensabile. Per avere dei suoni così ci siamo comunque affidati a gente qualificata ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti;
TRINITY: THE ANNIHILATION suona come una bomba dal primo secondo all’ultimo!

D: Sapendo sin dal principio dove volevamo andare a parare, il risultato è stato quello che ci aspettavamo. Diciamo che eravamo un po’ incazzati e siamo riusciti a trasformare questa rabbia in musica. Citando la nostra Miss Italia: non ho vissuto la grande guerra, quindi volevo sapere quello che si provava durante ahahahah… Ripensandoci, potremmo inviarle il disco.

Tra tutti i brani ritenete che ce ne sia uno, o più di uno, che rappresenti al meglio l’essenza degli Eversin?

A: Credo che qui si entri nella sfera dei gusti personali; a me piacciono tutti ma impazzisco per la title track e per Crown of Nails, due canzoni intrise di potenza e tecnica allo stato puro!!!!!

D: Onestamente penso che ogni singolo brano ci rappresenti, nessuno escluso. Ogni canzone del disco racchiude in sé le nostre influenze ed il nostro essere musicisti Thrash Metal.

Nella tracklist ci sono due brani con altrettante collaborazioni di grande spessore. Come sono nate e soprattutto perché la scelta è ricaduta proprio su questi musicisti?

A: Al contrario di tanti “musicisti” italiani, all’estero c’è una componente collaborativa che in Italia non esiste, cosa che ci dovrebbe far riflettere tanto. James e Glen sono stati entrambi contattati da Ignazio attraverso Facebook, ed immediatamente hanno chiesto di ascoltare il brano per valutarlo; dopo aver inviato loro delle bozze, inaspettatamente, ci hanno riempito di complimenti e in un batter d’occhio si sono impegnati nelle rispettive registrazioni in maniera maniacale, come se dovessero pubblicare un nuovo album per le loro band madri. Non hanno mai avuto atteggiamenti di superiorità o di scazzo. Per tutti noi già erano delle leggende metal viventi, oggi sono soprattutto degli esempi di umiltà e professionalità da seguire. Abbiamo scelto James perché sentivamo che su “Fire walk…” serviva una voce urlata in stile Rob Halford. James è stata la scelta più naturale, essendo tutti noi fans degli Helstar. Per Glen…beh, Glen è uno dei più grandi chitarristi Thrash al mondo…

Voi siete di Agrigento, quali sono le maggiori difficoltà che incontrate nella vostra terra in ambito musicale? Ci sono locali nei quali suonare o vi rivolgete maggiormente al di fuori?

A: Locali e siti di aggregazione metal/rock esistono anche in Sicilia anche se non sono tanti. La Sicilia ha una scena musicale immensa, fatta di ottimi musicisti di qualsiasi genere e chi ha capacità e soprattutto voglia di fare riesce comunque ad emergere. Se hai temperanza e perseveri, prima o poi i risultati arrivano. Noi abbiamo avuto più opportunità all’estero e purtroppo le differenze si vedono eccome. I “metallari” italiani, non so per quale arcano motivo, fanno chilometri e chilometri per vedere concerti con bands straniere ma ignorano gli eventi in cui si esibiscono i gruppi italiani, o come di consueto, muovono il culo solo per vedere l’headliner, lasciando i locali vuoti per più della metà del concerto.

D: Col genere che facciamo, suonare è difficile un po’ ovunque… Qui in Sicilia dove si portano avanti solo altre realtà musicali molto più leggere ed udibili ad orecchio italo/siculo è praticamente quasi impossibile. Riguardo al suonare nei locali, beh, non ci pensiamo nemmeno; ci siamo imposti solo eventi di grande spessore. Questo lo dico perché non siamo più dei ragazzini alle prime armi, e penso fortemente che per fare il salto di qualità bisogna puntare a target di livello superiore. E’ una questione di mentalità ed attitudine. Il discorso del “suonare ovunque” è valido fino ad un certo punto.

Voi siete molto attivi sul web ed i social network in particolare, pensate che questi mezzi siano di aiuto alle band per farsi conoscere? Mi riferisco al confronto con il passato, ovviamente.

A: Di sicuro aiutano tantissimo, ma poi alla fine dei conti serve sostanza e quella o ce l’hai oppure ti conviene non esporti tanto. Noi non siamo una band da Facebook o robe simili. Abbiamo le nostre pagine ed un buon numero di persone che ci seguono, ma non siamo degli alienati che vivono la band per avere i “likes” sulle foto. Nessuno di noi passa la vita sui social. Facciamo il giusto, cioè quanto è necessario per promuovere la band, ma preferiamo far parlare la nostra musica. Ci sono band che hanno centinaia di “likes” su ogni foto che pubblicano, poi però vendono 100 copie del disco ed ai loro concerti ci sono 20 persone. Un social non è affatto indicativo, e mai lo sarà.

D: Con i social si hanno un po’ più di chance è vero, ma devi essere sempre molto caparbio e sbatterti a più non posso. Inoltre chi ha le palle si fa sentire soprattutto fuori dai social network.

In che modo state supportando l’uscita dell’album? Ci saranno delle novità nei prossimi mesi?

A: Nel 2014 abbiamo calcato ottimi palchi ma al momento abbiamo un po’ rallentato per comporre nuovo materiale e per pianificare le date live per il 2016, date di cui al momento, anche se confermate, non possiamo dire nulla. Sorry.

Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso e lascio a voi il compito di terminare l’intervista con un messaggio ai vostri fans e ai lettori di Metal In Italy. A presto!

A: Ragazzi comprate “TRINITY THE: ANNIHILATION”, scaricatelo, masterizzatelo, fate quel che volete ma ascoltatelo, ne vale realmente la pena!!!!!!!
Grazie mille Stefano per le parole che hai speso sul nostro disco e per lo spazio che ci hai concesso con questa intervista. E’ stato un piacere poter dialogare con te. Un saluto ai vostri lettori.

D: Grazie a te per il tempo concessoci; vorrei dire ai nostri supporters di continuare a supportarci e sopportarci ancora, perché è grazie a voi che noi andiamo avanti, e vorremmo farlo ancora per un bel po’, l’invito è rivolto anche ai lettori di Metal In Italy. Support us and Stay Metal…grazie e alla prossima!!!