Home Interviste Keep The Promise: “Dichiariamo guerra alla politica, ma veniamo in pace”

Keep The Promise: “Dichiariamo guerra alla politica, ma veniamo in pace”

SHARE

Il loro ultimo “A Peaceful Mission Of War” (la recensione) è un album che sta riscuotendo successo sia in Italia che all’estero, affermandoli così nel panorama internazionale, come è giusto che sia.
Loro sono i Keep The Promise, band della provincia di Modena impegnata non solo nel comporre musica di livello, ma anche nel sociale e nella traduzione in note e voce della rivoluzione popolare, visti gli accadimenti quotidiani.
Una band politicamente impegnata se vogliamo, ma non certo dal punto di vista dello schieramento, bensì da quello della denuncia.
A voi l’intervista condotta con il frontman M.V.

Ciao ragazzi! Benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Prima di cominciare a parlare del vostro album d’esordio, vorrei che introduceste i Keep The Promise ai nostri lettori con qualche cenno biografico.

Ciao a tutti, qui M.V e grazie a voi per l’invito. I Keep The Promise sono un progetto di modern hc-metal di protesta fortemente voluto da me (ex frontman degli storici Browbeat dal 1998 al 2005) che si è concretizzato grazie al supporto tecnico e umano di una band metal locale chiamata To Shed Skin. Il progetto parte ufficialmente col primo concerto nel gennaio 2014, seguiti poi da altri nel nord Italia dividendo il palco con band come Amassado, Embrace Destruction, Awaken
Demons, Cubre, Damned Spring Fragrantia, End Of A Season, Pursuing The End e The End At The Beginning. I Keep The Promise vanno a registrare nella primavera dello stesso anno il loro album d’esordio allo Sliver Music Studio di Parma con la collaborazione tecnica del chitarrista/compositore/produttore Luca Cocconi (ex Browbeat, Amassado, The Modern Age Slavery, Pursuing The End) e Simone Sighinolfi (Hallucinator). L’album si intitola “A peaceful mission of war” ed è stato pubblicato dalla To React Records in ottobre assieme al videoclip del singolo “Guilty politicians”.

“A Peaceful Mission Of War” è un titolo che contiene al suo interno un ossimoro, l’accostamento tra “pacifica” e “guerra”. Da dove nasce? Quali sono le tematiche trattate nell’album? So che contengono messaggi dal forte impatto sociale.

Una pacifica missione di guerra perché ho voluto dichiararla contro una serie di soggetti e istituzioni, ma con l’esclusivo uso dell’arma “pacifica” della parola. Praticamente i testi dell’album non sono altro che una feroce critica, protesta e invettiva nei confronti dei politici italiani che dal 2009 a oggi hanno fatto troppo poco per arginare questa devastante crisi economico-finanziaria. Ma la critica è rivolta anche a livello mondiale nei confronti di quei soggetti bancari-economici-finanziari che hanno provocato la crisi che ha fagocitato la classe media rendendo ancor più poveri quelli che già lo erano. Diciamo che questo è il concept principale, però ci sono anche dei testi che trattano anche di abuso di potere, tirannìa sanguinaria, femminicidio, soppressione dei diritti umani e fanatismo religioso omicida.

Rimanendo in tema, ritenete che la musica possa essere un buon veicolo per diffondere ideologie e scuotere le coscienze?

Questo senza dubbio. Dagli anni ‘60 in poi la musica rock e alternativa è stata sempre un ottimo strumento di protesta che ha avuto grande potere comunicativo. Infatti sotto questo punto di vista una delle band che più mi ha ispirato personalmente sono stati i Rage Against The Machine, che mi hanno indubbiamente cambiato il modo di concepire musica. Dal punto di vista musicale ho notato che la struttura dei brani rimane costante, cambiano le soluzioni ma la sostanza c’è e rimane inalterata.

Avete deciso di puntare sull’impatto sonoro piuttosto che i tecnicismi?

Direi proprio di sì. Infatti io concepisco un certo tipo di hardcore senza fronzoli e molto diretto anche perché calza a pennello coi testi e le tematiche dell’album! E poi credo che dal vivo i pezzi con questa tipologia di struttura abbiano una maggiore efficacia, venendo recepiti meglio dal pubblico.

Tra tutti c’è un brano che rappresenta maggiormente l’anima dei Keep The Promise? Mi riferisco tanto all’aspetto musicale che tematico.

Siamo particolarmente affezionati a “Guilty politicians” perché incarna il principale concept dell’album, perché è stato il primo pezzo che abbiamo scritto e che ha spianato la scrittura al resto dell’album. E infine perché ci ha dato ispirazione per le idee – poi concretizzate – all’interno del primo video.

Quando siete entrati in studio avevate alle spalle già diverse apparizioni on stage, avevate quindi il materiale già pronto che necessitava solo di essere registrato?

Esattamente. I pezzi che avevamo scritto e arrangiato in fase di pre-produzione sono stati esattamente quelli che abbiamo registrato per l’album. Proprio perché avevamo le idee molto chiare di come dovevano essere i pezzi di questo debut album e come i testi e le metriche dovevano incastrarsi. Già al termine della scrittura e della pre-produzione eravamo ampiamente soddisfatti, quindi la registrazione è stata solo una formalità!

Siete soddisfatti dalla resa sonora delle tracce? Personalmente ho apprezzato molto il fatto che ogni strumento ha la giusta dimensione ed è riconoscibile, allontanando così il rischio di creare solamente una poltiglia sonora.

Diciamo che siamo stati più che soddisfatti del risultato finale. E’ stato anche il risultato di una impostazione di lavoro ben definita in sede di pre-produzione. E poi ovviamente il merito principale va attribuito all’ottimo lavoro e all’esperienza dello studio e dei produttori.

L’album è ormai fuori da qualche mese. Che riscontri avete avuto dagli ascoltatori e dagli addetti ai lavori? So che siete stati accolti bene anche da testate estere.

Siamo molto contenti e soddisfatti delle critiche più che positive della stampa italiana ed estera. E sinceramente non ce l’aspettavamo. Per quello che riguarda riscontri da parte degli ascoltatori, abbiamo ricevuto molti complimenti ma per quello che riguarda il responso delle vendite dell’album è ancora presto per fare un bilancio, anche perché ai nostri concerti sinceramente per adesso non abbiamo tanti acquirenti…

Progetti per il futuro. Avete in mente altri video, oltre a quello di “Guilty Politicians”? Ci sono date live in programma?

Sicuramente tra qualche mese faremo un nuovo video. Stiamo pensando a un lyric video di “Weapon of imposition” ma è ancora tutto da definire. I concerti in programma ci sono e fino ad aprile ne abbiamo quattro poi si vedrà. In futuro avremo anche in programma di fare un tour europeo ma è ancora tutto da vedere. Diciamo che per adesso viviamo un po’ alla giornata…

Bene, l’intervista è conclusa. Vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato e vorrei che foste voi a concluderla con un messaggio da lasciare ai nostri lettori. A presto!

Grazie mille a voi e al vostro prezioso lavoro. L’unica cosa che posso dire e non mi stancherò mai di ripetere è di supportare la scena hardcore e metal italiana, andando ai concerti e comprando dischi e magliette perché è solo in questa maniera che possiamo esistere!